DI VIRGINIA MURRU
Il 19 aprile, davanti alle Commissioni di bilancio congiunte di Camera e Senato, a Palazzo Madama (sala Koch), si è svolta l’audizione preliminare della Corte di conti. L’analisi ha riguardato il Def 2023.
Al riguardo la Corte dei conti nel comunicato stampa ha dichiarato: “Si tratta di un quadro ispirato a criteri di prudenza, ancora da completare, saranno decisive le riforme e gli investimenti, con piena attuazione del PNRR”.
Secondo le conclusioni della Corte, pur tenendo conto delle incertezze e il clima d’instabilità nel versante geopolitico, ‘l’intelaiatura macroeconomica e quella di finanza pubblica orientano il prossimo triennio in un percorso di misure equilibrato’.
Piuttosto importante, nell’esame del Def, le stime e i conti proiettati verso la graduale riduzione del debito pubblico, fondamentale, considerato l’attuale dissesto. Il debito pubblico italiano, del resto, tra i Paesi dell’Unione, viene subito prima di quello greco.
Siamo alla vigilia della definizione delle nuove norme sulla governance europea, ricorda la Corte, e alla luce di questo importante passo avanti, resta positiva la ‘dinamica prospettica della spesa primaria nazionale’, e pertanto coerente con le direttive in ambito comunitario, in questo particolare momento di riforme.
Nel comunicato si sottolinea inoltre la chiara prospettiva delle aree di intervento per le misure prioritarie. Sono gli interventi richiesti dal cosiddetto ‘scenario a politiche invariate’. Ossia, considerando il quadro tendenziale, si stima che cosa si verificherebbe nei prossimi anni, senza ulteriori interventi oltre alle norme in vigore.
Nell’analisi della Corte si mette in rilievo la tensione sul fronte dei prezzi dei beni non energetici (inflazione core), in special modo gli alimentari. Si dovranno individuare le risorse per il pubblico impiego, in attesa del contratto si dovrà estendere una parziale copertura garantita dall’una tantum di un miliardo, che riguarderà tuttavia solo l’anno in corso.
Si sottolinea anche la necessità di finanziare le misure di riduzione del cuneo fiscale, e dovrà essere garantito, qualora si assistesse ad un nuovo quadro di emergenza energetica, un selettivo ma efficace pacchetto di interventi per sostenere le fasce sociali più vulnerabili.
E non meno importanti gli interventi di ‘manutenzione straordinaria di alcuni segmenti di welfare’: nel settore sanitario, al fine di affrontare lacune in medicina di emergenza, ritardi in lista d’attesa, e aggiornamenti Lea (ossia i livelli essenziali di assistenza ai cittadini in ambito sanitario). Nel settore previdenziale, pur considerando il mantenimento costante dell’attuale assetto, si renderanno necessari interventi straordinari.
Da mettere in campo, secondo la Corte dei conti, i più ampi disegni di riforma, come quelli già posti in essere in ambito sanitario (quali la delega fiscale), o sollecitati nel corso di dibattiti politici, come da tempo accade per la legge Fornero.
Mancherebbe una linea di indicazioni più precise, sul Def 2023, circa le scelte che dovrebbero caratterizzare il percorso delineato. Vi sono buoni riferimenti sui risparmi conseguenti alla spending review, ma non vi sono elementi chiari, secondo la Corte, sulle vie che l’esecutivo intenderebbe seguire per restare nel perimetro delle compatibilità di bilancio.
Sembrerebbe, al riguardo, che questo aspetto sia in parte rimandato alla NaDef (Nota di aggiornamento al Def) e alla Legge di bilancio, le quali, secondo questa visione, si prospettano piuttosto impegnative.
In primo luogo, infine, resta di fondamentale importanza la piena attuazione delle riforme e avvio degli investimenti del PNRR. Questo obiettivo resta un punto fermo, nonostante eventuali modifiche, e misure adeguatamente ricalibrate. Questa è la base per nuovi impulsi e una proiezione futura all’insegna della stabilità e crescita.