MARIO PIAZZA
Mi è capitato di nuovo.
Per qualche ragione che non riesco a chiarirmi per intero ogni volta che un incontro casuale con individui maschi sotto i quarant’anni lascia spazio per una conversazione informale dopo poche frasi esplorative mi viene chiesto che cosa farei io al posto loro.
E’ una domanda che mi lusinga e allo stesso tempo mi spaventa perché non è bello dover rispondere ogni volta “Se puoi vattene da questo paese del cavolo”. Proprio io che ci sono tornato nel momento peggiore, sette anni fa quando a inseguire un tragico liberismo c’era Matteo Renzi e a fare a pezzi la città dove insieme a mia moglie sognavo di passare i nostri anni senili c’era Virginia Raggi.
Credevo fosse il momento peggiore, perché oggi dopo sette anni siamo al disastro totale.
La guida liberista di Renzi è passata nelle mani neofasciste della Meloni e Roma è amministrata da un ectoplasma che gareggia in staticità con un paracarro, neppure capace di correggere le fantasiose quanto dannifiche invenzioni di Alice nel paese delle meraviglie.
Se tanto mi da tanto chissà come saremo ridotti tra altri sette anni, e allora che cavolo me ne faccio delle meraviglie di Roma, del cibo buono, della costiera amalfitana e delle Cinqueterre, del clima mite e della mia lingua se come metto il naso fuori di casa non funziona letteralmente una mazza?
Andatevene se potete, questo paese non vi merita.
Andatevene al più presto possibile e per non tornare mai più.
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