PRIMO MAGGIO: QUELLI CHE FANNO CATTEDRALI

DI LIDANO GRASSUCCI

 

Due operai lungo una strada stanno ammucchiando mattoni.
Passa un viandante che s’informa sulla natura del loro lavoro; uno modestamente risponde: sto ammucchiando mattoni; l’altro risponde: innalzo una cattedrale.
Pietro Nenni
Mio nonno si sedette davanti a me, mi guardò diritto negli occhi, non era uomo di parola, ma uomo di dignità: l’uomo può andare a dormire anche alle 4 del mattino, ma alle 5 si deve alzare ed andare a lavoraree non me lo disse in italiano“gl’omo se po i a coleca puro alle 4 della domano ma alle cinco se teta arizza e i a fadia”.
Il lavoro è sacro, il lavoro va rispettato, il lavoro è cosa seria. Capisco chi bara al gioco quando non rispetta il lavoro degli altri. Da noi la parola lavoro non c’è c’è “fatica”, fatica segna con forza il senso del peso necessario per vivere. Il lavoro degli altri va rispettato e lo capisci se tu hai faticato, altrimenti che ne sai.
Mio nonno aveva mani di cuoio duro, ci mettevo un chiodo e non si scalfiva, neanche feriva. Le mie sono morbide ma lo debbo tutto al suo sacrificio generoso, a mio padre alle loro lotte alla loro caparbietà.
Ogni libro che ho letto è stata loro fatica, ogni viaggio è stata loro fatica.
Vengo dagli ultimi e ne sono orgoglioso per questo oggi è festa, oggi non si lavora, oggi si sta insieme per lavorare domani.
Un contadino di Cori, Erpidio, ci accolse durante la raccolta dell’uva. Era l’azienda del papà di un nostro amico. Ci presentammo virgulti, strafottenti come tutti i ragazzi. Erpidio non era giovinotto, diciamo. Con impeto cominciammo a lavorare, Erpidio andava più piano. Noi lo sfottevamo: Erpì non è più tempo tuo.Lui non fece una piega e commentò:Sì, ma io venco puro addomano.Mica capivamo, abbiamo continuato, avevamo fatto ciascuno 5 bigonci in più di Erpidio a fine giornata.
Ma? Il giorno dopo nessuno di noi andò a lavoro avevamo la febbre alta. Rientrammo dopo 5 giorni ed Erpidio ci aspettava: “Ste cinque dì quanti biunzi sete fatto?”Manco uno.
Devi lavorare per rilavorare e questo mi spiega come chi dice di lavorare sempre in realtà non lo fa mai.
Lavorare è cosa seria e mi tolgo il cappello davanti a chi lavora sempre e saluto sempre prima chi lavora e poi chi ha la giacca e la cravatta.
Perché i lavoratori costruiscono cattedrali e Dio in questa terra di questo si compiace, gli altri producono lo sfruttamento della terra.
Avrete capito, garofano rosso al bavero e in testa le parole di Filippo Turati“Il riscatto del lavoro dei suoi figli opra sarà o pugnando si morrò”.
Articolo di Lidano Grassucci, da
1 Maggio 2023