DI PIERO ORTECA
La guerra in Ucraina è un catalizzatore, che riporta alla luce processi geopolitici sotterrati dal tempo. Sta succedendo tra Polonia e Germania, i cui rapporti, non sempre idilliaci, da alcuni anni stanno attraversando una fase complicata. Visioni dei blocchi politici al potere (centro-sinistra a Berlino e centro-destra a Varsavia), ma anche condizionato dalla storia. Vicina e lontana.
Così, alle divergenze in casa Nato sui piani di sostegno all’Ucraina e a quelle sulle garanzie di democrazia con l’Unione Europea, si è aggiunto il vecchio contenzioso sulle ‘riparazioni di guerra’.
Ritorno alla guerra mondiale
L’attuale governo polacco vuole essere indennizzato da Berlino per i danni subiti con l’invasione nazista del 1939, che ha trascinato il pianeta nella Seconda guerra mondiale. La richiesta ufficiale, che sintetizza il lavoro di una speciale Commissione parlamentare, è stata presentata dal Ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Rau, lo scorso ottobre. Varsavia chiede che la Germania paghi 1,3 trilioni di euro, per i danni e le sofferenze causati con la tragica nota aggressione.
La Ministra omologa tedesca, Annalena Baerbock, ha già risposto che non se ne parla. Perché, negli Anni Cinquanta, l’allora governo polacco aveva rinunciato a chiedere risarcimenti. La replica del Primo ministro della grande nazione slava, Tadeusz Morawiecki, è stata sanguigna come sempre: «Tutti gli argomenti legali saranno usati da noi. I popoli Herero e Nama, in Namibia, hanno aspettato oltre 120 anni per ottenere un risarcimento. Anche noi abbiamo tempo». Morawiecki si riferisce all’impegno, assunto dalla Germania, di pagare oltre un miliardo di euro come donazione-riparazione, per avere massacrato le tribù africane, provocando decine di migliaia di morti durante l’era coloniale.
Nazionalismo elettorale polacco
Bisogna dire che l’iniziativa del governo conservatore polacco, da molti osservatori viene vista come una sorta di campagna elettorale ‘subliminale’ per le prossime consultazioni legislative, in autunno. L’esecutivo nazional-populista di Varsavia è già sotto la lente d’ingrandimento delle autorità di Bruxelles, che trovano poco trasparenti, dal punto di vista democratico, alcune scelte istituzionali, ad esempio sull’indipendenza della magistratura. Questa ‘attenzione’ delle autorità comunitarie, in qualche modo è stata ripagata dal governo con una strisciante ostilità, che si è tradotta in atteggiamenti dal sapore populistico.
Tanto che nel 2021, Jaroslaw Kaczynsky, capo del partito di maggioranza ‘Legge e Giustizia’, il ‘PiS’, ha definito l’Unione come una sorta di tentativo di organizzare «un Quarto Reich guidato da Berlino».
Perché ora e non con Mosca?
Riparazioni di guerra. In molti, hanno sottolineato una incongruenza di Varsavia: perché non ci si è rivolti anche a Mosca, per esigere i danni derivanti dallo scellerato patto Ribbentrop-Molotov? Il governo di destra polacco vacilla, nel dare una risposta convincente. «C’è un grado diverso di civiltà – dice in sostanza il Segretario di Stato Marcin Przydacz – a tempo debito lo faremo anche con la Russia. Non è questo il momento». Già, adesso con Putin ci sono altri problemi, ben più urgenti. Di ‘sopravvivenza’, oseremmo dire. Per questo, i polacchi sono stati tra i più duri a chiedere una reazione concreta della Nato. Certo, non una guerra, ma un impegno massiccio e veloce a riarmare l’Ucraina. Loro si sentono la marca di frontiera della società libera, i guardiani della civiltà europea che si oppone alla cieca violenza manifestata dall’autocrazia russa. Non è un discorso di oggi. È una storia che raccontano da secoli e che affonda le sue radici fino all’epopea di Casimiro il Grande.
Sofferenze e paure storiche
Per questo il Maresciallo Jòzef Pilsudski è un eroe nazionale e Karol Wojtyla, ancora prima di essere stato un Pontefice, è considerato soprattutto un ‘padre della patria’. Si sopravvalutano? Beh, un poco sì. È quello che pensa l’opposizione interna, che vede troppi giochi di potere mascherati da campagne «per la difesa dell’onore nazionale», ma che in effetti sembrano finalizzati a consolidare il consenso in vista delle fondamentali elezioni d’autunno. Che potrebbero segnare una svolta in tutti i sensi, non solo per la Polonia, ma anche per tutta l’area centro-orientale dell’Europa.
La guerra di oggi dice altro
Intanto, a Zamosc, nell’ovest del Paese, 300 soldati della Bundeswehr tedesca, con diverse batterie di missili Patriot, contribuiscono a rendere più tranquilli i sonni della popolazione. Oltre a ciò e nonostante tutte le accuse ricevute dal governo polacco, la Germania continua nella sua opera di sostegno alla difesa dell’Ucraina, fornendo un volume notevole di materiale. Anche se non ha mantenuto tutte le promesse, come speravano gli alleati. In sostanza, i polacchi sentono di essere una prima linea senza retrovie, un po’ abbandonata a sé stessa. Probabilmente esagerano. E forse qualcosa potrebbe cambiare se, con le prossime elezioni, ci fosse una rotazione al vertice, e il governo di destra fosse sostituito da un esecutivo meglio predisposto alla collaborazione con Berlino e Bruxelles.
Politica polacca
Come spesso accade, il copione dello sviluppo politico polacco è molto difficile da leggere e interpretare. Secondo Dietmar Nietan, un deputato tedesco responsabile di governo per la cooperazione con Varsavia, è sbagliato vedere tutte le proteste polacche come manifestazioni di populismo elettorale. «Ci sono delle verità, che non potranno essere ignorate con aria di superiorità, se l’Unione non vorrà creare un vuoto di potere, in quella regione fondamentale per l’Europa».
Altri commentatori, invece, ribattono che «il declino dello stato di diritto in Polonia è reale e le preoccupazioni sui diritti umani non dovrebbero essere liquidate come frutto di un complesso di superiorità».
Articolo di Piero Orteca dalla redazione di
3 Maggio 2023