LA NOSTRA ITALIA

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Si potrebbe, anzi si dovrebbe emigrare. Ormai questo Paese ha perso ogni speranza. E non mi riferisco solo al governo. Il quale, peraltro, in applicazione del detto che prevede un governo all’altezza della qualità di un popolo, fa esattamente il suo mestiere: fa ciò che gli italiani meritano.
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La nostra Italia, lo dico ovviamente con rammarico, ha imboccato da anni la strada di un inesorabile declino. Declino culturale, economico, ma anche di educazione, di civismo, di consapevolezza. Le creme di bellezza, le palestre, il silicone, hanno sostituito libri e sapere. La televisione, i social, i telefonini hanno sostituito tutto il resto. Una pandemia di analfabetismo funzionale e di ignoranza, ha cancellato l’educazione civica ed il rispetto.
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La nostra rinascita sarà subordinata al recupero di determinati valori, al risveglio dell’interesse per l’informazione, per la cultura, al desiderio di superarsi, termine meraviglioso che usano nei paesi di lingua spagnola e che presuppone impegno e voglia di raggiungere traguardi nuovi e di migliorarsi. Una sana competizione con sé stessi, dove gli altri non c’entrano nulla. Ma vedendo come stanno le cose, per avviare la rinascita ci vorranno tre secoli.
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Basta scrivere un post che festeggia lo scudetto del Napoli ed osa celebrare la bellissima città Partenopea, oppure scriverne un altro ironizzando su un giornalista di destra, e piovono insulti orribili (sul secondo ne ho contati 451). L’intolleranza muove l’agire di milioni di minus habens. Oggi è toccato al Presidente Giuseppe Conte essere aggredito fisicamente e colgo l’occasione per esprimergli la mia solidarietà. Per quanto conti.
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Più che cambiare governo, che pure è un’esigenza indifferibile, bisognerebbe cambiare moltissimi abitanti di questo Paese. Oppure inventare un novello Alberto Manzi che in televisione, più che l’alfabeto o le tabelline, spiegasse come si vive e cosa vuol dire essere civili.
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