DI MARIO PIAZZA
E meno male che la cerimonia dell’incoronazione di Carlo III è stata ridimensionata, perché ciò che abbiamo visto ieri in TV è stata la più grande, la più anacronistica, la più stridente e a tratti la più comica messa in scena che mai più ci sarà concesso di vedere.
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A differenza della maggior parte degli italiani io amo il Regno Unito o meglio apprezzo il suo popolo, la sua cultura e i suoi costumi a prescindere dall’oscenità della sua politica. Se dovessi racchiudere in una sola espressione che cosa mi affascina tanto direi che è la “consapevolezza di sé”, una qualità comune dal più povero minatore del Galles al più ricco banchiere di Mayfair. Una qualità che noi italiani abbiamo perduto con il ventennio fascista o che forse non abbiamo mai avuto.
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Credo sia quella consapevolezza che permette a un popolo moderno e soprattutto multirazziale di entusiasmarsi per quella specie di cartone animato al contrario che abbiamo visto ieri, di non ridere o incazzarsi vedendo il sovrano che barcolla sotto il peso dei paramenti miliardari (il solo diamante Cullinan incastonato nello scettro vale 300 milioni di sterline), di non imbarazzarsi per la legnosa andatura della finta regina Camilla accanto all’impareggiabile eleganza del portamento della signora Macron, di non sghignazzare nel vedere Kate Middleton abbigliata come la regina di coppe.
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E’ tempo che i cavalli del cocchio tornino ad essere topolini. A noi rimarranno i Beatles, la Guinness, le bianche scogliere di Dover, le verdi brughiere della Cornovaglia, Sherlock Holmes, Shakespeare e il mostro di Lochness.