LA CONTROFFENSIVA UCRAINA CHE NON ARRIVA: DA KIEV A WASHINGTON CHI FRENA, E PERCHE’?

DA REDAZIONE

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L’attacco simbolico dei droni al Cremlino e quelli sulla Crimea e gli annunci fatti dal presidente e da molti alti funzionari ucraini indicano che la controffensiva potrebbe iniziare a breve. Doveva essere la controffensiva di primavera e ci avviamo all’estate, ancora in attesa di fatti oltre i proclami. E a questo punto scatta l’interrogativo su cosa stia realmente accadendo dietro le quinte degli apparati politico militari. Mentre trovano sempre maggiore spazio le analisi di fronti opposti che alla fin fine sostengono assieme che non sarà in nessuna controffensiva una possibile soluzione al conflitto.

Controffensiva ma non troppo

Da alcune settimane, si rincorrono le ipotesi (spesso gli annunci) dell’imminente attacco di Kiev, mentre assieme, sono in molti tra Ucraina e alleati a frenare riguardo alla sua efficacia risolutiva. Prudenza assente ieri, o altro? Secondo molti osservatori -sottolinea il Corriere della Sera e rilancia insolitamente il Giornale-,  «una scelta che può essere parte di una tattica». Poker mortale con bluff: «Evitare che la Russia abbia certezze, anche minime, su come colpiranno le forze ucraine sperando in una sottovalutazione del rischio», scrive InsideOver. Ma secondo altri, la valutazione più realistica di Lorenzo Vita, semplice e saggio realismo. «Il tributo di sangue e di mezzi dell’Ucraina è stato elevato, anche se impossibile da verificare, l’Ucraina teme il dispendio di mezzi, soprattutto per la difesa aerea, e se la controffensiva viene ammantata di eccessive aspettative, un mancato raggiungimento del successo potrebbe comportare un pericoloso contraccolpo psicologico e anche strategico».

Nessuna vittoria in vista

A confermare questo problema è stato lo stesso ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, che con il Washington Post ha messo in guardia su questo ‘assalto finale alle linee russe’. E Reznikov per la prima volta rovescia il teorema: dalla quantità di armamenti occidentali per vincere la controffensiva, alla riuscita della stessa da cui dipenderanno gli aiuti occidentali e il sostegno a Kiev. Controffensiva che, in caso di fallimento, potrebbe aprire la strada a un negoziato per il governo ucraino avrebbe il sapore della resa. Ma i russi, in questi mesi, oltre a tentare di sfondare nel ‘tritacarne di Bakhmut’, hanno soprattutto fortificato i territori occupati. Condizioni tattiche e geografiche molto diverse dai successi di Karkhiv o verso Kherson, e i russi, questa volta, attendono l’attacco.

“Il timore di Reznikov è che quelle controffensive parzialmente vincenti siano considerate, a livello di opinione pubblica, come dei precedenti replicabili”.

Ottimismo rischioso

Dello stesso avviso è stato il presidente della Repubblica Ceca, l’ex generale Petr Pavel, che al Guardian, ha espresso lo stesso concetto di Reznikov: «Sarà estremamente dannoso per l’Ucraina se la controffensiva fallirà, perché non avrà un’altra possibilità, almeno non quest’anno». E il timore del presidente ceco è che Zelensky e i suoi comandanti non siano al momento estremamente sicuri della buona riuscita di questa operazione bellica. Pavel inoltre ha messo in guardia anche dalla possibile sottovalutazione dei russi: «Non sono così incapaci in termini di difesa. E, naturalmente, essere in difesa rende loro le cose più facili, perché l’Ucraina avrà subito terribili perdite, anche se ben preparata».  «Attaccare un nemico come la Russia sarà difficile e i russi non saranno colti di sorpresa per la seconda volta» ha spiegato il generale-presidente non simpatizzante con Mosca.

Anche il super generale Usa

I sospetti su questa controffensiva sono stati poi certificati anche dal capo dello Stato maggiore congiunto delle Forze armate degli Stati Uniti, il generale Mark Milley. Da sempre sostenitore di pragmatismo sul conflitto, il vertice delle forze Usa in una conversazione con ‘Foreign Affairs’ ha ribadito che in questo momento «la buona riuscita dell’operazione ucraina è impossibile da prevedere, dal momento che essa può risultare completamente vittoriosa come fallimentare». Milley ha confermato che Mosca non ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissata, che gli ucraini sono ora ben equipaggiati e addestrati e in grado di colpire i nemici in modo molto più deciso. Ma il capo di Stato maggiore congiunto di Washington ha anche aggiunto:

«Penso che la probabilità che entrambe le parti raggiungano i propri obiettivi politici sarà molto difficile. E francamente, non credo che ciò sia probabile quest’anno». Realismo sulle possibilità che la controffensiva possa annientare la resistenza russa.

Posizioni in campo per la trattativa

Uno scenario, questo che traccia il generale Mark Milley, con molto sottintesi politici che la parte militare non può ufficialmente svelare. L’opinione diffusa per cui il vero obiettivo di questa campagna ucraina, più che sbaragliare le truppe russe, obiettivo improbabile, sia quello di guadagnare in una posizione di vantaggio rispetto a qualsiasi ipotetica apertura di un negoziato, ottenendo risultati sufficienti a rafforzare Kiev.

“In questo senso, è possibile che la riconquista della Crimea sia solo un diversivo a fronte di un risultato strategicamente altrettanto rilevante: spezzare il legame terrestre tra la penisola e il Donbass colpendo l’area di Mariupol e Melitopol”.

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AVEVAMO DETTO

 

 

 

Articolo a firma “rem” dalla redazione di 

10 Maggio 2023