COSE D’ALTRI TEMPI

DI MARINO BARTOLETTI

 

In questo giorno di grandi passioni calcistiche (in cui a volte sembra che sia più importante tifare “contro” qualcuno piuttosto che per la propria squadra del cuore), ma anche – purtroppo e soprattutto – di grandi tragedie civili che perlomeno sembrano affratellare, si celebra il 70simo compleanno di quello che non è mai stato un semplice impianto sportivo, ma la prima casa dello sport italiano: e cioè lo Stadio Olimpico che ospitò le indimenticabili Olimpiadi di Roma del 1960.
Già nato durante il fascismo (su progetto di Enrico del Debbio), come futuro “stadio dei 100.000”, ebbe una vita abbastanza travagliata, fino a diventare -come detto – il simbolo di una Grande Rinascita non solo sportiva, ma anche sociale, culturale e d’immagine
Venne inaugurato ufficialmente nella sue versione “olimpica” il 17 maggio del 1953, abbinando due eventi straordinari che ne dovevano consacrare la sua vocazione polisportiva: una partita della Nazionale di calcio e l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia.
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Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO STADIO OLIMPICO ROMA 17 MAGGIO 1953 -C.O.N.I. ITALIA UNGHERIA Curva SHOOVEeNT Postia sedere 1000 compreso fondo assistanza Ingresso 13396 25 ENOVEENT"Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, bicicletta e testo
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Alla Nazionale ancora alla ricerca della sua identità dopo la tragedia di Superga non andò benissimo (d’altra parte si conosceva il rischio avendo scelto come avversaria la squadra ritenuta più forte del mondo e cioè l’Ungheria di Puskas): perse 3-0 con un gol di Hidegkuti e due dello stesso Puskas, ma la gioia per quella festa popolare lenì la delusione.
La tappa (Napoli-Roma di 285 Km) venne vinta in volata da un ragazzo romagnolo Giuseppe “Pipaza” Minardi, nato proprio in quella Faenza che oggi le cronache hanno portato alla ribalta nel segno del dolore. Una curiosità: Minardi sarebbe morto il 21 gennaio del 2019 a 91 anni: nello stesso giorno in cui se ne andò Pedro “Piedone” Manfredini, che in quello stadio seminò gol e afetto.
Il Giro d’Italia del 1953 lo vinse Fausto Coppi, che pochi mesi dopo sarebbe diventato Campione del Mondo.
Era un’Italia che pedalava tutta nella stessa direzione.
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Cose d’altri tempi!