DI MARIO PIAZZA
Non ho alcuna competenza specifica per dire la mia sull’alluvione in Romagna.
Come tutti ascolto le teorie degli ambientalisti e quelle dei negazionisti e come tutti mi domando se l’intensificarsi delle calamità naturali sia reale o non soltanto un effetto della capillare copertura mediatica, e se esse siano dovute davvero alle attività umane oppure facciano parte degli sconvolgimenti che il pianeta ha sempre attraversato.
Se posso avere qualche dubbio sulle cause certamente non ne ho sulle conseguenze.
Noi umani siamo quelli che costruiscono dighe a monte di zone abitate da secoli, centrali nucleari a un passo dalle grandi città, migliaia di case accanto a vulcani attivi e splendide ville sul ciglio dei precipizi. Noi siamo quelli che coltivano intensamente aree non a caso definite alluvionali, navighiamo tra gli iceberg, voliamo sopra gli uragani, lanciamo treni a 300 chilometri all’ora e poi ci lamentiamo se capitano delle disgrazie?
Si tratta di scelte precise a cui nessuno ci ha obbligato, valutiamo i rischi e decidiamo che vale la pena di correrli.
E’ il modello di sviluppo che abbiamo scelto e non c’è nulla di male, però smettiamola di cercare i colpevoli quando qualcosa va storto.
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