DI MARIO PIAZZA
“Linkando” il discorso integrale di Sergio Mattarella alla celebrazione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni voglio rendere omaggio non tanto alla preparazione letteraria del nostro presidente quanto ad alcuni riferimenti politici e sociali inseriti nel suo intervento, ad esempio questo:
“Per Manzoni è la persona, in quanto figlia di Dio, e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali, di tutela e di protezione. È l’uomo in quanto tale, non solo in quanto appartenente a una nazione, in quanto cittadino, a essere portatore di dignità e di diritti”.
Ben detto, davvero mirabile.
Peccato che un’affermazione tanto sacrosanta e ammonitrice sia stata fatta con la poca enfasi di cui Mattarella dispone a una specie di cenacolo letterario, a una platea di appassionati manzoniani e non a una seduta plenaria delle Camere con la presenza del governo tutto. Peccato, e peccato che il tono cattedratico e istituzionale non abbia saputo trasformarsi in un ruggito indirizzato a chi dei concetti espressi ha fatto e sta facendo carne di porco.
Per questo ho titolato questo post con la frase più celebre di Don Abbondio, per ricordare la chiosa manzoniana al suo pavido parroco
“il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.