DI PIERO ORTECA
Nessun accordo al Congresso sul bilancio. La crisi del ‘tetto del debito’ incombe sugli Stati uniti e minaccia di tramutarsi in calamità per Joe Biden e le sue prospettive di rielezione. E potenzialmente di innescare una recessione dai riflessi globali.
Ricatto “trumpiano”, Lincoln e il generale Lee
Se lo stavano rosolando a fuoco lento e ora, improvvisamente, hanno alzato la fiamma. Rischiando di bruciare tutto: Casa Bianca, economia americana e mercati finanziari internazionali. Joe Biden potrebbe essere quello che pagherà il prezzo più alto (in termini politici) per la crisi del debito federale degli Stati Uniti. E lui reagisce d’impeto. I colloqui vanno avanti, mentre il Presidente pensa addirittura a un vero e proprio colpo di teatro: invocare l’applicazione di un emendamento costituzionale (il 14º), dei tempi della guerra civile. Abramo Lincoln contro il generale Lee, insomma, per la serie ‘questa è l’America di oggi’.
Ferocia politica
Come è quasi sempre accaduto in passato, si pensava che Congresso e Presidente raggiungessero un accordo, per alzare il limite dell’indebitamento. Invece no. Con la Camera in mano ai Repubblicani, ognuno è rimasto arroccato sulle proprie posizioni. E Biden si trova preso in un fuoco incrociato, perché anche i Democratici hanno cominciato a sparargli addosso. Ben 66 tra deputati e senatori liberal gli hanno spedito una lettera, per dirgli «che coi conservatori del GOP non si tratta». Insomma, guai a lui (e alla sua candidatura?) se si azzarda ancora a dare corda a Kevin McCarthy, il ‘cattivo’, lo Speaker della Camera, che pretende generose sforbiciate della spesa pubblica.
Spese sociali e suicidio elettorale
Tagliare gli interventi federali sui programmi di sicurezza sociale e di assicurazione sanitaria sarebbe un suicidio politico. E ci sono degli ‘swing States’, Stati cosiddetti ‘oscillanti’, dove tutti i delegati per l’elezione presidenziale si vincono o si perdono con la differenza di decimali. Quindi, non è solo l’ala più progressista del Partito dell’Asinello a essere in subbuglio, ma proprio tutto l’universo democratico. D’altro canto, il ‘Gruppo dei 66’ è stato molto chiaro con Biden: «Riteniamo che cedere al ricatto economico dei Repubblicani – scrivono i congressisti – e negoziare tagli di bilancio devastanti, sia antitetico ai nostri valori democratici condivisi».
No solo problema elettorale
Quando diciamo che gli Stati Uniti sono veramente spaccati in due (e lo scriviamo da anni), vogliamo dire che i progetti sociali, economici e culturali dei due maggiori partiti sono abissalmente antitetici. Rappresentano due Americhe radicalmente diverse. E agli osservatori neutrali, ragioni di logica o di opportunità si possono trovare in entrambi gli schieramenti. Nel caso specifico, si scontrano due scuole di pensiero che Oltreoceano finora avevano convissuto, ma che il clima politico avvelenato le ha estremizzate.
“Il debito pubblico federale Usa (31,5 trilioni di dollari) è mostruoso. E siccome l’economia è fatta di aspettative, non conta quello che dice Biden o che annuncia la Federal Reserve. Ma conta quello che percepiscono i mercati internazionali”.
Potenza Usa in crisi
Gli Stati Uniti sono una superpotenza economica, ma vivono una fase di profonda prostrazione e instabilità politica. Nessuno può dire, con certezza, quello che capiterà domani. Lo sanno tutti, dal Presidente in giù, che sono obbligati a trattare. Durante emergenze di questo tipo, è facile lasciarsi andare a considerazioni ‘in libertà’. Come di ricorrere al 14º emendamento della Costituzione che parlando di schiavitù, considerava la possibilità estrema di non pagare gli interessi del debito pubblico, «per aiutare insurrezioni o ribellioni contro gli Stati Uniti»
Politica dissennata di un Paese lacerato
“L’ultima considerazione va riservata ai Repubblicani. Più spaccati che mai, ancora ‘trumpdipendenti’, controllano (e condizionano) McCarthy, peggio di quanto i Democratici facciano con Biden. Spesa pubblica? L’unica cosa che veramente gli interessa è che Biden faccia la figura dell’incapace. E che loro vincano le elezioni nel 2024. Perché, Trump gli ha insegnato che non contano i bilanci federali, ma solo come cambiano ogni giorno altri numeri: quelli dei sondaggi”.
Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
24 Maggio 2023