DI CLAUDIO KHALED SER
Ogni Tribù ha il suo “potere” fatto da politicanti, da guardie e ladri.
Il potere locale sfugge spesso alle Leggi Nazionali, anzi le sostituisce.
Come in Italia fa spesso e volentieri la Mafia.
Il rapporto clientelare che s’instaura tra gli appartenenti della stessa Tribù, genera un “piccolo stato” nel Grande Stato.
A Sfax comandano gli Sfaxien, così come a Kairowan gli appartenenti a quel ceppo tribale.
Il Sud della Tunisia é COMPLETAMENTE diverso e distante dal Nord, così come le Regole tribali di Tozeur sono differenti da quelle di Hammamet.
Come ho detto nel precedente articolo, solo il superamento di questo concetto tribale può rendere un Paese veramente Unito e Libero.
E’ quello che l’attuale Presidente SAYED si é proposto di fare.
Unire la Tunisia in una sola voce.
Compito titanico perché bisogna superare concetti fondamentali che risalgono ai “camminanti del deserto” alle tende beduine, ai piccoli villaggi berberi.
Bisogna smantellare le roccaforti del pensiero tribale.
Per farlo occorre fare a pezzi tutti i piccoli e grandi centri di potere.
Occorre distruggere la connivenza, la corruzione, la mafia.
Occorre impedire a certi Partiti politici, a certi Magistrati, a certi “oppositori” di continuare indisturbati il loro logoramento della struttura sociale, il loro sostituirsi allo Stato in favore delle Tribù che da sempre sono più facili da comprare.
Le Leggi emanate recentemente, che i Babbei Occidentali identificano come “liberticide”, hanno questo compito, contrastare il clientelismo tanto caro a quella mafia jihadista creata da Ehnnada e di cui Gannouchi é il primo responsabile.
Sottrarre il potere ai boss di quartiere per darlo al Popolo, unico, solo e vero detentore del Potere.
Certo, un’operazione difficile che Bersani chiamerebbe “Smacchiare i Leopardi”, ma se si vuole UNIRE, bisogna prima DISTRUGGERE.
Provare a smacchiare.
Per combattere il cancro serve la chemio, non l’aspirina.
KAIS SAYED sta usando la scure e non i temperini.
Sta mettendo in galera tutti coloro che combattono l’idea di Stato per non rinunciare ai loro sporchi traffici.
Chiude la bocca a presunti giornalisti che avvalendosi del loro “potere” istigano la folla al dissenso contro il Governo, terrorizzati di perdere la loro clientela.
Mette in carcere quei Magistrati corrotti che, al servizio dei mafiosi locali, consentono a costoro di continuare indisturbati a gestire il potere.
Maniere forti ?
Certo.
Se lo Stato italiano le avesse usate contro la Mafia non avremmo dovuto aspettare trent’anni per mettere in galera un boss o quaranta per assicurare alla Giustizia un pluriassassino che scioglie i bambini nell’acido.
Il Presidente non vuole perdere tempo.
Ha capito che il primo passo per difendere la Tunisia é quello di difendere i Tunisini.
Ha capito che prima di sbandierare DIRITTI, bisogna sventolare DOVERI.
E’ il percorso più difficile e raramente compreso, della DEMOCRAZIA.
E’ il senso vero e profondo della DEMOCRAZIA che si nutre del RISPETTO degli altri.
Giudicare questa operazione di ricostruzione senza tener conto che ogni Paese si confronta con la propria Storia e che le soluzioni DEVONO essere adeguate alla realtà del territorio, significa soltanto blaterare insulse argomentazioni che qui, in Tunisia, sono irreali e fuori da ogni contesto.
Non vi piace questo sistema ?
Affar vostro.
Il nostro é “creare” lo Stato in modo da rendere i Cittadini responsabili nella Nazione che a loro appartiene.
Voi, fate i maestri a casa vostra.
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Alla prossima, terza ed ultima parte del discorso.
Salam aleikum