DI PIERO ORTECA
Sabato nello Stretto di Taiwan si è rischiata una collisione tra due navi da guerra occidentali e un cacciatorpediniere cinese. Scambio di accuse in corso. E il Ministro cinese si rifiuta di parlare con il capo del Pentagono Austin. Nessun ‘telefono rosso’, linea di contatti riservati che, normalmente, anche i peggiori nemici non ‘tagliano’ e tengono aperti, specie per chiarire possibili incidenti militari
La sicurezza “Shangri Là” che sfuma
Ieri, a Singapore, al Meeting sulla sicurezza ‘Shangri Là’, il Ministro della Difesa di Pechino, Li Shangfu, si è rifiutato di incontrare il capo del Pentagono, Lloyd Austin. Una scelta diplomatica durissima, non tanto consueta per i cinesi, anche perché l’abboccamento sarebbe stato necessario per discutere del ‘telefono rosso’: la linea si contatti riservati che anche tra quasi nemici si tengono aperti, specie per chiarire o evitare possibili incidenti militari. Proprio quello che è accaduto proprio sabato scorso nello Stretto di Taiwan.
La collisione sfiorata
Mentre si svolgeva il vertice di Singapore, nello Stretto di Taiwan si è rischiata una collisione tra due navi da guerra occidentali e un cacciatorpediniere cinese. I racconti sono frammentari e ognuno, ovviamente, tira la ragione dalla sua parte. Le unità coinvolte in quella che, a prima vista, sembra una ‘miscalculation’ o, più probabile, una vera e propria provocazione, il caccia ‘Luyang III’ di Pechino, il caccia Usa ‘Chung-Hoon’ e la fregata canadese ‘Montreal’. Dai primi resoconti, pare che la nave cinese si sia avvicinata a tutta velocità, tagliando la rotta del caccia americano e passando, di prua, a meno di 150 metri. Alle reazioni delle autorità di Washington e canadesi, ha replicato il comandante del teatro orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione, colonnello Shi Yi.
Lettura cinese e avvertimento
L’ufficiale ha detto che «i Paesi interessati stanno deliberatamente creando problemi e rischi nello Stretto di Taiwan, minando maliziosamente la pace e la stabilità regionali e inviando segnali sbagliati alle forze d’indipendenza di Taiwan». E proprio prendendo spunto da questo ‘incontro troppo ravvicinato’, il Ministro Li Shangfu ha usato il palcoscenico offertogli dal meeting di Singapore, per lanciare il pesante avvertimento di Xi Jinping: state lontani dallo Stretto di Taiwan, se venite con navi da guerra, e non ci saranno problemi. Il ministro ha poi caricato il suo discorso di significati ancora più minacciosi, che facevano trasparire la crescente irritazione di Pechino, per la politica estera americana nell’Indo-Pacifico. «Ho incontrato ben 11 Ministri della Difesa qui a Singapore – ha dichiarato – ma non quello americano. E non ho alcuna intenzione di incontrarlo».
Chi non incontra chi
In effetti, il ministro Li Shangfu è stato ‘sanzionato’ dagli Stati Uniti per il suo ruolo nell’import-export di armi con la Russia, nel 2018. E se l’è legata al dito. Non è un grande amico di Washington, insomma. Ma il vero problema, che Lloyd Austin a questo punto non sa come risolvere, è quello del canale militare di emergenza, da tenere aperto a ogni costo e in qualsiasi circostanza, per evitare che qualcuno combini una colossale catastrofica frittata. La possibile rottura (o anche una semplice interferenza) della catena di comando, potrebbe avere conseguenze catastrofiche, vista la capacità distruttiva delle armi a disposizione.
Quel pallone meteo/spia cinese abbattuto
Gli Stati maggiori militari cinesi e statunitensi, fino a qualche tempo fa si consultavano regolarmente, in caso di crisi. Poi, la disgraziata storia del pallone-spia sfuggito per sbaglio al controllo di Pechino e finito sugli Usa, ha demolito il ‘gentlemen’s agreement’ che permetteva di parlarsi. Adesso, bisognerebbe ricostruire un minimo di clima di fiducia, tra l’intransigenza di Xi Jinping e la stizzosa testardaggine di Biden. Leggendo tra le righe del discorso di Li, tra le altre cose, oltre al merito va fatta una valutazione di metodo. In che senso? Chi conosce i rapporti di forza tra i poteri dello Stato e del Partito, nei regimi comunisti, sa benissimo che le cariche governative, spesso, contano meno di quelle assegnate a livello di Comitato centrale.
Sfida aperta per delega alta
Li Shangfu è ‘solo’ il Ministro, anche se fa parte della suprema Commissione militare nazionale (di cui è Presidente Xi Jinping). Il fatto che abbia ricevuto carta bianca, per fare discorsi così politicamente impegnativi, quasi di aperta sfida, non è un buon segnale. Significa che il vento è girato e che i poteri cinesi che contano, dal nocciolo duro del Politburo (Comitato permanente) in giù, sono tutti allineati e coperti con le strategie aggressive di Xi Jinping. D’altro canto, il barometro della situazione lo fornisce un alto funzionario del Pentagono, citato dal Financial Times:
«Le azioni parlano più delle parole e il comportamento pericoloso, che abbiamo visto da parte delle forze armate cinesi, intorno allo Stretto di Taiwan e oltre, ormai ci dice davvero tutto».
Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
5 Giugno 2023