DI LEONARDO CECCHI
A lui, al “sindaco gentile”, così chiamato perché moralmente integerrimo ma amorevole, la camorra chiese di gonfiare le cifre sul terremoto del 1980. Dei senzatetto, dei danni provocati.
Marcello Torre, eletto da pochi mesi, non solo si rifiutò, ma disse a chiare lettere che alla sua città, Pagani, Salerno, non serviva denaro a pioggia, ma ingegneri, materiale, aiuti tecnici per ricostruire.
Fu la sua condanna a morte. Lo sapeva anche lui, che scrisse alla moglie cosa sarebbe accaduto.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Un vaso riempito, in anni, di contrasto alla camorra, al malaffare. Riempito da una persona che prima che un bravo sindaco era una brava persona. Di quelle che quando il terremoto scosse la Campania nel 1980, scese immediatamente in strada a prestare soccorso, a tirare fuori gente da sotto le macerie.
Di quelle che per una vita aveva detto no alle mafie.
Per lui si scomodò persino Raffaele Cutolo.
A poche settimane da quei secchi no e quelle denunce, fu ucciso in strada. Lo crivellarono di colpi, per esser sicuri di toglierlo di mezzo.
Marcello Torre, che nasceva ieri, il 9 giugno, fu sindaco di Pagani per soli cinque mesi.
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A lui, al ricordo di un sindaco e una persona che si batté contro le mafie, il ricordo di tutti noi.