DI ALFREDO FACCHINI
“Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai”.
Il 10 giugno 1924 l’onorevole Giacomo Matteotti veniva rapito, picchiato e infine ucciso da una squadraccia di sicari fascisti.
Il 30 maggio alla Camera, Matteotti denuncia i brogli e le violenze del regime fascista.
Uscendo dall’aula, al deputato Cosattini che lo accompagna, dice: <<Ora preparatevi a fare la mia commemorazione>>.
Mussolini definisce l’intervento di Matteotti <<mostruosamente provocatorio, che avrebbe meritato qualcosa di più tangibile dell’epiteto di “masnada” lanciato dall’onorevole Giunta>>.
Qualcuno lo sente pronunciare la condanna a morte: <<Quando sarò liberato da questo rompicoglioni di Matteotti?>>.
Magari per qualche ducetto o ducetta di oggi, Matteotti, in realtà scivolò dalle scale e finì per urtare dei manganelli, che malelingue dissero appartenere a dei fascisti che temevano di essere aggrediti.
Sempre il 10 giugno, ma 16 anni dopo, il “puzzone” da Palazzo Venezia annuncia l’entrata in guerra dell’Italia contro Inghilterra e Francia.
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Il resto della storia la conosciamo tutti… O quasi.
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