DI GIULIO CHINAPPI
Il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo ha ospitato più di 17.000 partecipanti provenienti da 130 Paesi, ovvero la maggioranza assoluta della comunità internazionale, compresi rappresentanti di paesi aderenti alla Nato. Ma la narrazione bellicista occidentale ha oscurato la portata dell’evento.
Forum Economico di San Pietroburgo, un successo per la Russia
Il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo 2023 ha avuto luogo dal 14 al 17 giugno nell’omonima città russa, risultando in un grande successo di partecipazione internazionale, e dimostrando in questo modo che la Federazione Russa non si trova né in una crisi economica ne in uno stato di isolamento, come si augurerebbero invece i falchi occidentali.
Il successo dell’evento conferma del resto quanto avevamo sottolineato lo scorso anno in occasione del Forum Economico Orientale di Vladivostok, al quale avevano partecipato oltre 60 Paesi, nonostante il “veto” e le pressioni degli Stati Uniti.
All’evento sanpietroburghese hanno infatti partecipato numerosi investitori ed attori economici provenienti da tutto il mondo, oltre a diversi rappresentanti di governi di primo piano nelle relazioni internazionali. Tra i partecipanti al Forum troviamo infatti il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, il presidente armeno Vahagn Khachaturyan, il primo ministro cubano Manuel Marrero Cruz, reduce dalla sua visita ufficiale in Russia, e il primo ministro del Kirghizistan Akylbek Japarov, mentre altri Paesi hanno inviato ministri, vice ministri ed altri rappresentanti dei governi nazionali.
Secondo i dati ufficiali, San Pietroburgo ha ospitato più di 17.000 partecipanti provenienti da 130 Paesi, ovvero la maggioranza assoluta della comunità internazionale, dimostrando l’inesistenza del presunto isolamento di Mosca. “Il Forum di San Pietroburgo ha già guadagnato credibilità come la più importante piattaforma internazionale per il mondo degli affari e, nonostante tutti i tentativi di isolare la Russia, nessuno di questi ha funzionato”, ha commentato Valentina Matvijenko, presidente del Consiglio della Federazione Russa (la camera alta del parlamento moscovita).
A dimostrare quanto affermato da Matvijenko, dobbiamo sottolineare che non sono mancati neppure i partecipanti provenienti da Paesi che fanno parte della NATO e dell’Unione Europea. L’Ungheria ha ad esempio inviato il ministro degli Esteri Péter Szijjártó, mentre l’ex ministra degli Esteri austriaca Karin Kneissl ha ricoperto il ruolo di relatrice in diverse sessioni dell’evento.
“Se ci tagliassimo fuori dalle risorse energetiche russe, sarebbe fisicamente impossibile garantire l’approvvigionamento sicuro dell’Ungheria quando si tratta di risorse energetiche“, ha affermato il rappresentante del governo magiaro. Szijjártó ha aggiunto che Budapest intende il termine “diversificazione” secondo la sua definizione: il maggior numero possibile di risorse e il maggior numero possibile di percorsi di consegna. “Per noi diversificare non significa sostituire un fornitore con un altro. Soprattutto, questo non significa sostituire un fornitore affidabile, con il quale si ha una buona esperienza con un altro“, ha concluso il ministro ungherese.
Il momento più atteso del Forum era l’intervento tenuto dal presidente Vladimir Putin nella sessione plenaria del 16 giugno. In quest’occasione, il leader russo ha affrontato diverse tematiche, tracciando un bilancio economico per il suo Paese, e dimostrando che l’economia russa si trova in un ottimo stato di salute nonostante le sanzioni unilaterali imposte dagli Stati Uniti e dai loro lacchè occidentali.
Secondo Putin, la Russia si sta liberando della sua dipendenza dalla vendita di materie prime all’estero e questa tendenza sta gradualmente guadagnando slancio. A dimostrazione di ciò, le entrate non legate al petrolio e al gas della Russia sono cresciute del 9,1% nel periodo gennaio-maggio di quest’anno, secondo quanto ha affermato Putin.
Dal punto di vista interno, la politica economica responsabile ed equilibrata della Russia ha permesso di garantire livelli minimi di disoccupazione e inflazione nel Paese. “Abbiamo mantenuto una politica fiscale e monetaria responsabile ed equilibrata. La loro efficiente combinazione ha consentito alla Russia di raggiungere i livelli più bassi di disoccupazione e inflazione, che ora è più bassa in Russia che in molti Paesi occidentali, sia nell’Eurozona che altrove. Il dato è vicino al minimo storico del 2,9%“, ha detto Putin, mentre il tasso di disoccupazione si attesta al 3,3%.
Di fronte alla solidità economica della Russia, gli Stati Uniti stanno minando il loro potere nella sfera della finanza globale attraverso l’uso del dollaro come “strumento nella lotta armata“, secondo quanto dichiarato dallo stesso leader russo. “Quando si utilizza il dollaro come strumento di lotta armata – e non si può dire diversamente – si generano dubbi sull’affidabilità della moneta americana come strumento di pagamento nel commercio globale e come riserva di valore”, ha spiegato il presidente russo.
Analizzando la situazione internazionale, Putin ha sottolineato che il mondo sta vivendo cambiamenti che porteranno ad un nuovo assetto delle relazioni internazionali che sarà irreversibile. “L’ho già detto e voglio ripeterlo ancora una volta: i cambiamenti del mondo in tutti i suoi ambiti sono di natura drammatica, profonda e irreversibile. Questo è l’importante. In queste condizioni, è necessario solo andare avanti. Ciò significa [che] abbiamo bisogno di una politica economica proattiva che possa essere costruita e attuata in stretta collaborazione con i rappresentanti della comunità imprenditoriale, con i nostri imprenditori“, ha affermato.
Il successo del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, che fa seguito a quello dello scorso anno, ha confermato che la Russia continua ad intrattenere rapporti diplomatici, economici e commerciali di successo con la maggioranza dei Paesi del mondo, e che anche le imprese di Paesi “non amici” continuano ad investire con successo in Russia. Al contrario, sono i Paesi occidentali che si stanno autoisolando, danneggiando le proprie economie nazionali e la propria posizione nell’arena internazionale.
Articolo di Giulio Chinappi da:
21 Giugno 2023