DI PIERO ORTECA
Narendra Modi accolto a Washington con tutti gli onori. La sua visita è un messaggio alla Cina, ma quella tra India e Stati Uniti è alleanza di reciproca convenienza, più strategica per Washington di quanto non lo sia per New Delhi, pur di averla a fianco nella dura lotta alla Cina.
La geopolitica del mondo che cambia
Il mondo globalizzato di oggi, stretto tra la vecchia potenza americana in guerra armata con la Russia e quella ancora politico economica con la Cina, a molti quel mondo va stretto. Va certamente stretto al premier del colosso indiano, Narendra Modi, a Washington dal Presidente Biden. Missione geopolitica con impatto diretto non solo sugli equilibri esistenti nell’Indo-Pacifico, ma anche sulle relazioni internazionali a livello planetario. Perché India significa prima di tutto ‘Brics’, cioè quel gruppo di Paesi legati in diverse maniere, mani e piedi, a Russia e Cina (loro stessi ne fanno parte). Ma vuol dire anche rappresentare un potente polo di attrazione politico, per tutti gli Stati ‘non allineati’ del mondo, che non si possono certo definire in completa sintonia con l’Occidente. Insomma, l’India conta. Conta per ciò che è, e per gli amici, i nemici e i vicini di casa che ha.
Il nemico del mio nemico è mio amico
E ieri sera, durante una sontuosa cena di Stato, Presidente Usa ha confermato che gli Stati Uniti concederanno il via libera per la vendita all’India di armi con tecnologie sofisticate, di ultima generazione. Una clamorosa rottura di prudenze storiche, o, altra lettura possibile, il segnale che in Asia gli americani cominciano a sentirsi con l’acqua alla gola. Hanno bisogno di una forte presenza indiana, insomma, che controbilanci la sempre più spavalda espansione, politica, economica e militare, di Pechino. Non a caso, ieri Biden ha anche colto l’occasione per minimizzare la sua ennesima gaffe, quella di aver definito Xi Jinping ‘dittatore’. Mancano ancora conferme ufficiali, ma si parla di massicce vendite, a Delhi, comprendenti droni di scoperta aerea e droni d’attacco, motori e postbruciatori per jet da combattimento. Ed è solo l’inizio.
Allarme Sipra per l’India armata
Secondo il SIPRA (Stockholm International Peace Research Institute), negli ultimi dieci anni la Russia ha venduto all’India una grande quantità di armi, giudicata di 20 volte superiore a quella ceduta dagli Stati Uniti. Più armi significa maggiore necessità di manutenzione, di pezzi di ricambio e di munizioni, oltre che di training specifico. Il problema di creare una dipendenza geopolitica, insomma, non riguarda solo la vendita di aerei o missili, ma soprattutto quello che viene dopo. Finora l’India aveva cercato di approvvigionarsi anche a Washington, ma gli specialisti del Pentagono erano stati contrari. Vista la vicinanza dello Stato maggiore indiano a quello russo, si temeva che la cessione di sistemi d’arma avanzati potesse favorire la divulgazione di dati tecnologici ‘classificati’. Evidentemente, questa preoccupazione non c’è più o, se c’è, è stata superata dall’esigenza di tirare l’India dalla propria parte, per essere spalleggiati nel confronto con la Cina.
Armi d’azzardo e “marketing”
L’India fa già parte di un’alleanza militare (l’AUKUS), che la vede operativa accanto all’Australia, al Regno Unito e agli stessi Stati Uniti. Ma il percorso diplomatico che Biden dovrà seguire appare molto accidentato. Intanto, rafforzare l’India non è ‘politicamente ‘gratis’. Il rischio è quello di alimentare le tensioni già esistenti col Pakistan, contribuendo a gettare definitivamente quel Paese (potenza atomica) nelle mani della Cina. Gli specialisti dicono, poi, che le armi russe per l’India, sono una specie di merce messa in vetrina per il Terzo mondo o, comunque, per molti Paesi in via di sviluppo. L’India diventa così una sorta di ‘hub’, capace di triangolare armi della Russia a basso costo. Niente a che vedere, quindi, con le bombe e i missili ‘Made in Usa’ che hanno un altro pedigree e sono più difficili da collocare sul mercato internazionale.
L’India americana anti Cina e i semiconduttori
Ma, a parte l’aspetto militare, c’è anche un importante risvolto politico della visita fatta da Narendra Modi. Il gioco a incastro è sempre lo stesso: bilanciare col peso dell’India, cercando di arginarla, l’incalzante avanzate della Cina. Niente è stato lasciato al caso e, come sempre capita in queste occasioni, gli americani sono pronti a chiudere un occhio (se non tutti e due) sulle sparate autocratiche di Modi. All’inizio del mese, anche il Consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan è andato ‘in pellegrinaggio’ a Delhi.
“A quanto pare, Sullivan ha ripreso un discorso che sta molto a cuore, non solo a Biden ma anche a tutto il mondo dell’Intelligence americana: lo sviluppo della tecnologia dei semiconduttori di fascia alta. La Casa Bianca cerca partner affidabili, per sottrarre a Pechino le chiavi della conoscenza. Che le consentirebbero di dominare il mondo”.
Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
23 Giugno 2023