L’ OMICIDIO NAHEL

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Nahel é stata la scintilla, l’incendio non aspettava altro per divampare e bruciare Parigi.

Il disagio si nutre di violenza, di fuoco, di emarginazione e miseria.
La città poteva bruciare per mille altre ragioni, la morte di un ragazzino di 17 anni é solo una delle tante, purtroppo la più dolorosa e tragica, ma il “pretesto” non é mai la causa, accende solo l’effetto.
Parigi brucia, ma potrebbe incendiarsi Roma o qualunque altra città dove crescono i figli degli immigrati che, come i loro padri, sono e restano cittadini di “seconda mano”.
Le banlieu delle metropoli sono quartieri che vivono di aria propria.
Niente a che vedere con i Champs Eliséé o Via Condotti, niente da spartire con l’altra Francia, quella che li sopporta e li trascura, quella che li lascia crescere nell’indifferenza del sociale, quella che chiude le porte senza spalancare finestre.
L’integrazione é un miraggio.
Non la vogliono i francesi, non la vogliono gli immigrati.
Ciascuno difende le proprie origini, la propria cultura e la propria tradizione.
Giusta difesa ma inevitabilmente un muro che separa noi da loro.
La Francia chiede agli immigrati di diventare francesi.
Gli immigrati, che francesi non sono e mai lo saranno, vogliono affermare la loro identità, chiedono spazio e lo prendono cambiando la fisionomia dei quartieri diventati in pochi anni angoli del Marocco, dell’Algeria, della Tunisia.
Le chiamano “banlieu” ma sono in fondo ghetti.
Li’ nascono, vivono, muoiono e della Francia non sanno nulla.
Come potete chiamarli “francesi”?
E’ un discorso universale, oggi riguarda Parigi, ma é valido per tutte le metropoli del mondo, da Roma a Londra, da Berlino fino a Madrid.
Integrare é inserire una Persona in una struttura sociale, economica e civile già esistente.
In pratica é addomesticare.
Si chiede ad un nero di comportarsi da bianco, ad un musulmano da cristiano, ad un arabo da europeo.
Ma nello stesso tempo li si mette nei recinti (banlieu) dove si parla tutto meno il francese, dove ci sono negozi con le loro mercanzie, dove dio si prega in mille modi diversi, ma della croce non c’é traccia.
Di quale integrazione parliamo ?
Ciascuno vive a modo suo, come accade a Milano in Via Padova o in P.le Corvetto, dove i sobborghi sono e restano fuori dalla città.
Poi la scintilla.
Nahel non si é fermato ad un posto di blocco.
Tanto basta ad un poliziotto per ucciderlo.
Basta non rispettare un ALT per morire.
E Parigi brucia.
Invadono le strade dei francesi, spaccano vetrine e bruciano auto.
Va a fuoco la Francia, quella che i “rivoltosi” non conoscono perché non appartiene a loro.
La guerra degli Uni contro gli Altri.
E fino a quando esisteranno, sia gli Uni che gli Altri, non ci sarà mai concordia, ognuno difenderà il proprio modo di vivere e la parola “integrazione” sarà solo una parola buttata tra le fiamme dei disordini.
E nel frattempo Nahel muore, a 17 anni, in una Patria che non é mai stata la sua.