DI RAFFAELE VESCERA
“Per liquidare i popoli si comincia col privarli della memoria”.
“Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di una nuova cultura, inventa per loro un’altra storia. Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E il mondo intorno a lui lo dimentica ancora più in fretta.”
.
Così parlò il grande scrittore praghese Milan Kundera, premio Nobel, autore de “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, scomparso nei giorni scorsi a Parigi, all’età di 94 anni.
.
Parole che si attagliano perfettamente a quanto accaduto al nostro Sud, abitato da un popolo di grande civiltà per millenni, greco, romano, svevo etc. Sino al 1861, quando in nome dell’unità d’Italia fu sottomesso e minorizzato, ridotto a colonia interna in questo Paese mai unito, in cui l’impoverimento e l’emigrazione dei Meridionali è funzionale all’arricchimento del Nord.