DI CLAUDIO KHALED SER
Bab el Khadra é uno dei più antichi quartieri di Tunisi, non molto lontano da Porte de France l’ingresso della Medina.
Vicoli stretti, case basse, negozietti di tutto e niente, artigiani del quotidiano.
Salim mi ha invitato a casa sua.
Due, tre locali, bagno esterno, cinque Persone.
Neanche un ventilatore, ma c’é la nonna che sorridente mi fa vento col suo ventaglio di palma.
Vorrei dirle che non serve a niente, ma Lei é così dolce e sorridente che la lascio fare.
Seduto per terra sul materassino-letto, penso a questo ragazzo trentenne già sposato e padre di due bambini.
Lui é Nizar, quattro anni, non l’ho mai visto fermo un secondo.
Per me gli hanno messo le pile Duracell in corpo.
Lei é Fatma, due anni.
Ha preso dalla nonna, sorride sempre e mi manda bacini.
Fino adesso sono 7.308.
Janet prepara il pranzo, cuoce il montone per il cous-cous.
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Ovviamente fornelli accesi a tutto volume.
Ovviamente vorrei morire adesso.
I vicini arrivano per salutarmi.
Non ci conosciamo ma é usanza farlo.
Spero solo che la voce non si sparga per il quartiere.
Bevo una citronade fresca senza domandarmi con che acqua é stata fatta….tanto ormai ho gli anticorpi.
La nonna vuole a tutti costi offrirmi qualcosa.
Cosa c’é di meglio di una televisione accesa a tutto volume per far sapere al mondo che funziona ?
Una derelitta canta lamentandosi per l’amore scappato….
Per forza, se canti così é normale che scappi.
Io non lo posso fare.
Primo perché la nonna mi tiene la mano in una morsa, secondo perché la porta é ostruita dai vicini, terzo perché fa così caldo che mi mancano le forze…..
Ovviamente vorrei morire adesso.
E invece vivo e devo assaggiare il sugo bollente per sapere se va bene di sale.
Guardo Salim con gli occhi imploranti “Per favore salvami”
Lui legge “Come sono contento d’essere qui”.
Errore di comunicazione. Succede.
Nel frattempo Fatma continua ad inviarmi bacini.
Per me la bimba ha un problema ma non posso dirlo al padre, direbbe che il problema sono io.
Nizar, correndo, ha sbattuto contro un mobile, piange.
Tutto il mondo corre ad aiutarlo.
S’intravede uno spiraglio di fuga dalla porta sguarnita.
Mi ci infilo e guadagno la strada.
Come un capriolo nelle valli bergamasche.
Solo che fuori non ci sono valli e nemmeno caprioli.
Ci sono 46°C e morte certa.
Voi direte, ma non volevi morire adesso ?
Si, certo, ma adesso non é un adesso-adesso é un adesso-dopo.
E allora rientro……