DA REDAZIONE
In copertina una manifestazione contro la riforma della giustizia nella torrida Tel Aviv, del 18 luglio. Il 23 il governo di Benjamin Netanyahu dovrebbe approvare l’emendamento a una delle leggi fondamentali di Israele che mira a escludere il diritto della magistratura di pronunciarsi sulla ragionevolezza delle decisioni del governo.
E torna la rivolta popolare con migliaia di riservisti militari si rifiutano di ‘servire una dittatura’
Netanyahu e la sua legge dell’ingiustizia
Ne scrive The Economist dal Regno Unito, nella disattenzione quasi totale della stampa italiana. Entro fine luglio, forse il 23, il governo di Benjamin Netanyahu dovrebbe approvare l’emendamento a una delle leggi fondamentali di Israele che mira a escludere il diritto della magistratura di pronunciarsi sulla ragionevolezza delle decisioni del governo. Controriforma della giustizia e protesta continua dell’Israele laica e democratica che dall’inizio dell’anno scende in piazza per protestare contro la legge liberticida.
Legge liberticida anche per gli Usa
Una forzatura di potere da parte dell’ultra destra religiosa e politica che preoccupa persino il più stretto alleato di Israele, sottolinea il settimanale britannico. «Il 18 luglio il presidente statunitense Joe Biden incontrerà quello israeliano Isaac Herzog, e potrebbe criticare aspramente la manipolazione costituzionale in atto». Previsione della vigilia, e così è stato: «Le preoccupazioni statunitensi in merito alla riforma del sistema giudiziario approvata dal governo di Benjamin Netanyahu derivano dalla grande attenzione nei confronti della sicurezza e del benessere di Israele», prova ad attenuare il presidente Herzog.
Su cosa litigano, che quando si tratta di colpire a Jenin o Gaza, sono quasi tutti d’accordo?
Esempio di Economist riportato da Internazionale. «Nel 1989 erano quasi vent’anni che la città di Gerusalemme cercava di costruire un nuovo stadio di calcio. Potenti gruppi religiosi, che consideravano le partite giocate di sabato una profanazione della santità di Gerusalemme, avevano bloccato il progetto. Ma finalmente i lavori potevano cominciare. Restava un ostacolo. Il ministro dell’interno in carica, Aryeh Deri, un politico ultraortodosso, aveva bloccato il cambio di destinazione d’uso del terreno scelto. Teddy Kollek, sindaco della città, lo portò in tribunale. Nel gennaio del 1989 la corte suprema stabilì che Deri aveva agito ‘in modo irragionevole’. Due anni e mezzo dopo fu giocata la prima partita al Teddy Stadium».
Il vincolo della “ragionevolezza”
Gli esperti citano il caso dello stadio come uno degli esempi di annullamento di una decisione governativa da parte della corte sulla base della ‘ragionevolezza’. Un principio introdotto in una sentenza del 1980 di Aharon Barak, che ha rivoluzionato la giurisprudenza israeliana. E la clausola di ragionevolezza ha influenzato le decisioni in quasi tutti i settori della politica israeliana.
- Nel 1989 la corte suprema l’ha utilizzata per costringere l’esercito a processare un colonnello che aveva ordinato ai suoi soldati di picchiare i detenuti palestinesi.
- L’anno successivo il tribunale l’ha invocata per ordinare al procuratore generale di mettere sotto accusa i banchieri per manipolazione del mercato azionario.
- Nel 1993 la corte si è nuovamente occupata di Deri, stabilendo che non poteva continuare a essere ministro dell’interno dopo essere stato incriminato per corruzione. Fu costretto a dimettersi, condannato e mandato in prigione. In seguito è tornato in politica.
- Nel gennaio 2023 la corte suprema ha stabilito ancora una volta che deve dimettersi a causa di una condanna per frode fiscale.
I sette “irragionevoli” e Deri pregiudicato potente
Sette giudici hanno citato il criterio di ragionevolezza, e Deri non fa più parte del governo, ma è ancora leader del secondo partito della coalizione di Netanyahu e uno dei suoi più stretti alleati. Lo stesso Natanyahu è sotto processo per corruzione, sospeso solo per la durata del suo incarico di governo «Stanno cercando di mettere il governo e tutti i ministri al riparo dal controllo giudiziario», afferma Menachem Mazuz, ex giudice della corte suprema e procuratore generale. Mazuz ha criticato l’attività giudiziaria di Barak e in particolare il principio di ragionevolezza, ma è un convinto sostenitore dell’indipendenza della corte.
Quella Costituzione che manca
Barak non era stato il primo a invocare lo standard di ragionevolezza, ma ne ha esteso notevolmente la portata. «Era convinto, insieme a molti, che in assenza di una costituzione scritta e di una carta dei diritti spettasse alla corte suprema proteggere i diritti individuali e l’interesse pubblico», sempre l’Economist, anche se alcuni lo hanno criticato per aver esteso i poteri della corte senza alcuna autorità.
L’ultra destra religiosa e la piazza laica
Il 27 marzo Netanyahu aveva annunciato la sospensione delle sue proposte di riforma giudiziaria per favorire la ricerca di un più ampio consenso sulle modifiche costituzionali dopo le vastissime proteste popolari e le critiche internazionali, soprattutto da parte della potente comunità ebraica statunitense. Ma suo uso fare, quando a giugno i colloqui con l’opposizione si sono interrotti, Netanyahu ha cambiato rotta, scegliendo di ripartire proprio dalla limitazione del criterio di ragionevolezza.
“Ora la coalizione di governo non è disposta a scendere a compromessi. Mentre tornano le grandi proteste e migliaia di riservisti militari si rifiutano di ‘servire una dittatura’, Israele è di nuovo sull’orlo di disordini civili”.
Articolo a firma “rem”, dalla redazione di
19 Luglio 2023