VIA LA SOSPETTABILE ECONOMISTA USA DALL’ANTITRUST UE

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

 

Una capo-economista americana molto vicina alla Casa Bianca, designata dai vertici della Commissione Europea di Bruxelles, costretta a ‘ritirare la candidatura’, perché prima la Francia e poi quasi l’intero Parlamento comunitario, non hanno gradito la sua nomina, scoprendo che prima aveva lavorato con Apple o con Amazzon.
L’autonomia strategica dell’Europa sulla ‘Concorrenza tecnologica’ in mano americana?

Dalla Casa Bianca all’Ue solo per caso?

Fiona Scott Morton, ex funzionaria di spicco della Casa Bianca, aveva ricevuto l’incarico di occuparsi di supervisionare il delicatissimo settore della concorrenza tra le ‘Big Tec‘, le grandi multinazionali tecnologiche per conto dell’Europa. Assenza di personale all’altezza dell’incarico in tutta Europa? Il ruolo di ‘adviser’ le era stato conferito dalla Commissaria in persona, Margrethe Verstagrer, danese, che ora, davanti alla dura reazione di Macron, ha dovuto fare marcia indietro. Annunciando, precipitosamente ‘e con rammarico’, che l’economista non accetterà l’incarico.

Serviva una consulente americana?

Il motivo della reazione francese e, con un effetto domino, di tutti gli altri? Nota l’ipersensibilità di Macron, rispetto alla debordante presenza Usa in molti affari europei, geopolitici ed economici. Ma, nel caso specifico, il Financial Times scava fino a fornire una chiave di lettura assai convincente: «Parigi è irritata dalla prospettiva che una ex economista del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che un tempo lavorava col ruolo di consulente per giganti della tecnologia, come Apple e Amazon, assumesse un incarico delicato in una delle Direzioni più potenti della Commissione». Chiaro e lapidario. L’irritazione francese appare giustificata, perché l’intromissione della Casa Bianca, negli affari del Vecchio continente, sembra sempre più palese. Concetto così ribadito dal FT: «La Francia è stata tra i Paesi membri dell’UE che spingono affinché l’Europa coltivi la sua autonomia strategica, un termine che usa per indicare che la regione non dovrebbe fare affidamento su potenze esterne o sugli Stati Uniti».

“Autonomia strategica” solo verso la Cina?

La Casa Bianca e l’Eliseo erano già entrati in rotta di collisione, a proposito delle politiche di ‘disaccoppiamento’ verso la Cina. Nel suo viaggio a Pechino, il Presidente francese aveva indirettamente criticato la rigidità americana, rivendicando, sostanzialmente, l’autonomia della geopolitica europea. Ora, però, il caso Scott Merton rischia di esacerbare ancora di più i rapporti tra Parigi e Washington. Formalmente impeccabili, ma dietro le quinte molto agitati. Perché, nei fatti, a Bruxelles nessuno aveva fiatato, fino a quando Monsieur Macron non ha mandato tutto all’aria. A quel punto, le proteste sono diventate collettive e si sono svegliati tutti, grigi burocrati e politici ‘distratti’.

Le sfide economiche del futuro

La partita è grossa e, come al solito, si gioca per riposizionarsi in vista delle sfide economiche e commerciali del futuro. La materia del contendere è l’alta tecnologia e tutto ciò che le ruota attorno: ricerca e sviluppo, formazione, produzione, export e controllo del mercato. Chi possiede il know-how e fa accordi (o imbroglia, e fa “cartelli” quasi monopolistici) aggira la concorrenza e vince. Così mette in ginocchio tutti gli altri e comanda. L’Europa ha valori democratici comuni con gli Stati Uniti, ma interessi economici e commerciali che possono essere significativamente divergenti. Ecco il punto. In questo campo, non c’è alleanza che tenga, perché ognuno tira per il suo. E il fatto che gli Usa mettano le mani (e il naso) in tutti gli ‘affaires’, dove si trattano prodotti tecnologici avveniristici, magari invocando esigenze di ‘sicurezza nazionale’, puzza molto di bruciato.

Colonizzazione tecnologica Usa

Nel caso specifico, la situazione creatasi maldestramente alla Commissione di Bruxelles, lascia un tantino interdetti. La Scott Morton ha lavorato per l’Amministrazione Obama, ma soprattutto si è occupata della straripante presenza delle società ‘Big Tech’ in America, dove la legislazione è di manica larga. E consente di fare cose che la normativa comunitaria europea, invece, impedisce. Il Vecchio continente sta subendo una sorta di ‘colonizzazione tecnologica’ da parte degli Stati Uniti, le cui grandi imprese multinazionali del settore invadono i mercati come bulldozer. La capo-economista designata (persona senz’altro competente, che insegna all’Università di Yale), avrebbe però dovuto partecipare alle indagini antitrust proprio contro le grandi imprese americane, mentre Bruxelles si batte per il controllo di un settore in crescita vertiginosa, che rischia di non rispettare più nessuna regola.

Senza esprimere alcun giudizio personale, parlando solo dal punto di vista della ‘opportunità politica’, il Ministro francese per l’Europa, Laurence Boone, ha detto che «le regole sui conflitti d’interesse, durante e dopo, devono essere chiarite per queste posizioni strategiche».

Tensioni Von der Leyen restano

Per far capire il clima che si è creato, va anche detto che il Presidente Macron, davanti al passo indietro della Scott Morton, è tornato a polemizzare con la Commissione e, indirettamente, con Washington. «Gli Stati Uniti non avrebbero reclutato un europeo per un ruolo simile», ha detto piccato. Aggiungendo che, a suo giudizio, l’economista americana si sarebbe dimostrata inefficace, «se fosse stata obbligata a indagare sui suoi precedenti datori di lavoro». Il Presidente si riferiva ad alcune furiose polemiche, che avevano coinvolto la Scott Merton quando proponeva misure antitrust ma, contemporaneamente, faceva da consulente privata per alcune grandi ‘big tech’ americane. Come dicevamo, la breccia aperta da Macron, alla fine, è diventata una voragine e tutti vi si sono infilati.

Scivolone politico

Ecco la sintesi che fa la BBC di questo scivolone politico, simbolo di un’Europa troppo gregaria di Washington: «I maggiori blocchi politici del Parlamento europeo affermano di avere appreso con sgomento, che un candidato extracomunitario potrebbe ricoprire una posizione così importante, in un momento di intenso controllo delle nostre istituzioni, nei confronti di interferenze straniere».

“Candidato extracomunitario e possibili interferenze straniere”. Frase forte e sintesi perfetta.

 

Articolo di Piero Orteca dalla redazione di

20 Luglio 2023