DI MARIO PIAZZA
Sono felice, e ci mancherebbe altro, che la disavventura giudiziaria di Patrick Zaki abbia avuto un lieto fine.
La sua serietà, la sua coerenza e il suo impegno per i diritti umani fanno di lui un personaggio degno di stima ed è proprio per queste qualità che mentre Patrick esulta per la fine di un incubo e per il futuro pieno di promesse che lo attende, a differenza della maggior parte di noi lui non può fare a meno di pensare alle migliaia di ragazzi su cui i riflettori dei media non si sono mai accesi mentre crepavano nelle carceri di Al Sisi, nei campi di concentramento libici o nelle galere turche.
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Migliaia, molte migliaia di ragazzi di cui non conosceremo mai il nome e il destino, migliaia di genitori e di fidanzate che non li riabbracceranno mai più e che spesso neppure avranno una tomba su cui posare un fiore.
E’ per loro che Patrick si sarebbe vergognato di tornare in Italia con un volo di stato. Un volo generosamente offerto da un governo che ipocritamente usa la sua vicenda come una piuma da appuntarsi sul cappello mentre con i suoi e con altri aguzzini non solo va a braccetto ma li inonda di denaro che da essi viene usato anche per torturare, imprigionare ed uccidere quelli come Patrick.
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Patrick Zaki è una persona ammirevole ma non è un gigante, ce lo fa sembrare così la miserabile piccolezza di chi ha finto di stare al suo fianco.