DI GIOACCHINO MUSUMECI
Felice che Zaki sia stato liberato.
Meno felice della guerriglia infame per l’attribuzione dei meriti di questa liberazione. Il dibattito sul perché Zaki abbia scelto un aereo di linea piuttosto che un volo di Stato non mi interessa, è importante solo che questo ragazzo sia finalmente libero, un risultato che apre forse a maggiore chiarezza sulla tragedia che ha fatto una vittima meno illustre di Patrik Zaki.
Su Regeni non sapremo mai la verità.
Ma ora voltiamo lo sguardo oltreoceano verso i nostri alleati americani.
Così saremo obbligati a riflettere sul perché la liberazione di Chico Forti sia un obiettivo impossibile e non ci vengano offerte spiegazioni sufficienti a giustificarne la permanenza in carcere. La stampa dovrebbe porre questa domanda alle nostre istituzioni che si fregiano di Zaki ma scordano Forti.
Troppo scomodo chiedere a Washington “Restituiteci Forti”, richiederebbe il coraggio e l’orgoglio istituzionale che non possediamo. Ma la vigliaccheria dei vassalli non ci manca: muore al fronte un cronista russo e per la nostra stampa era un militante del regime di Putin. Perciò giusto sparagli addosso perché il ruolo di giornalista degno è esclusivo della nostra causa. Come se poi non fossimo faziosi e posizionati in difesa dei nostri interessi. Anzi spesso neanche nostri come nel caso della guerra in Ucraina. Noi possiamo essere faziosi, nessuno può spararci addosso, sarebbe un infamia su cui vomitare il nostro sdegnatissimo orrore.
Invece è morto un giornalista russo e siamo alle solite, chi se ne frega, che tristissima miseria, quanta parzialità a offuscare la giustizia e il giudizio. Era pur sempre un giornalista e come tale dovremmo trattarlo. Ma il raziocinio ha abdicato all’odio ben dosato. E’ morto un giornalista e dovremmo guardare l’episodio completamente nudi, liberi dal pregiudizio che ci soffoca.
Dovremmo denunciare, anzi, voi giornalisti DOVRESTE DENUNCIARE come avete fatto in altre occasioni, che sarebbe buona norma non sparare sui cronisti. Oppure ciò non vale per Kiev a cui sono permesse perfino le bombe a grappolo. Al benestare di Washington l’agnella Meloni bisbigliava alla Ue che non si offrissero a Kiev bombe vietate; qualcuno le avrà intimato di tacere e poi silenzio tombale.
Niente da fare dunque, faziosi fino alla nausea, vigliacchi nel midollo.
Giornalisti russi muoiono ma erano militanti di regime, da loro pretenderemmo la nostra narrazione perché è la verità. I Russi vorrebbero lo stesso da noi finché si perde completamente l’etichetta dell’umanità. Se soldati israeliani crivellano una giornalista palestinese e pestano chi ne regge la bara il nostro sdegno dura cinque minuti, Tel Aviv rigetta ogni responsabilità, a posto così.
Se Julian Assange viene rinchiuso in carceri speciali e torturato per anni solo per aver divulgato verità scomode, siamo capaci di votare contro il suo asilo politico nel nostro Paese. E Non dimenticherò che il 2 Dicembre 2021 il parlamento italiano bocciò la mozione che avrebbe impegnato l’esecutivo ad intraprendere “ogni utile iniziativa di competenza finalizzata a garantire la sua protezione e incolumità da parte delle autorità britanniche ed a scongiurarne l’estradizione”.
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A tutti coloro che quel giorno si astennero dal pronunciarsi, favorendo le torture inflitte a chi ci informò delle malefatte occidentali, chiedo con quale coraggio osino pronunciare “libertà di stampa”.