DI MARIO PIAZZA
Nella ricorrenza della strage di Bologna, il crimine più odioso e sanguinario del dopoguerra, mi è impossibile non parlare di Valerio “Giusva” Fioravanti, condannato a otto ergastoli.
Balle!
Messo in semilibertà dopo 18 anni, in libertà vigilata per altri 5 e definitivamente riabilitato dopo un totale di 26.
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Mi va bene che nessuno tocchi Caino e posso anche capire la logica che regola i benefici di legge concessi ai detenuti, ma che a costui venga affidata una pagina del giornale fondato da Antonio Gramsci non è diverso dall’imbrattare le 85 tombe di chi in quella strage perse la vita.
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