L’ECCIDIO

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

10 agosto 1944 a Milano vengono prelevati a caso quindici antifascisti dal carcere di San Vittore e giustiziati a Piazzale Loreto come rappresaglia per un presunto attentato a un camion nazista.

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Il plotone di esecuzione è composto da militi fascisti del gruppo Oberdan della legione “Ettore Muti” guidati dal capitano Pasquale Cardella, che agisce agli ordini del comando tedesco, in particolare del capitano delle SS Theodor Saevecke.
I corpi dei partigiani vengono esposti insieme a un cartello che li bolla come “assassini”.
I cadaveri, sorvegliati dai militi della Muti, vengono per un’intera giornata pubblicamente vilipesi e oltraggiati.
“Uno addosso all’altro, pieni di mosche, sotto un sole tremendo, chi con le braccia aperte, chi rannicchiato – ricorderà Camilla Cederna – e sui cadaveri un cartello: “Il comando militare tedesco”.
La gente, silenziosa e atterrita, che gli girava intorno, una vecchietta rimproverata perché si era fatto il segno della croce, mentre non è stato detto niente a un uomo che, presa bene la mira, ha sparato nel mucchio.
Erano giovanissimi e anziani, in tuta blu o in giacca qualsiasi, tutti verdastri in faccia, sangue dappertutto”.
Mussolini: “Il sangue di Piazzale Loreto lo pagheremo molto caro”.
In quel caso, solo in quello, ha avuto ragione.
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Gian Antonio Bravin 36 anni, gappista; Giulio Casiraghi 45 anni, comunista; Renzo Del Riccio 21 anni, socialista; Andrea Esposito 46 anni, comunista; Domenico Fiorani 31 anni, socialista; Umberto Fogagnolo 33 anni, azionista; Tullio Galimberti 22 anni, gappista; Vittorio Gasparini 21 anni, antifascista; Emidio Mastrodomenico 22 anni, gappista;
Angelo Poletti 32 anni, antifascista; Salvatore Principato 52 anni, socialista;
Andrea Ragni 23 anni, antifascista; Eraldo Soncini 43 anni, socialista; Libero Temolo 39 anni, comunista; Vitale Vertemati 26 anni, antifascista.