SCARPE ROSSE

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Le cose che scatenano quotidianamente la mia rabbia sono molte e di varia natura.

La guerra in Ucraina, le atrocità contro i migranti, il disprezzo della povertà, la commercializzazione dell’ambientalismo, il modo con cui trattiamo gli animali… Ogni giorno leggo e ascolto notizie raccapriccianti che mi fanno torcere le budella certificando l’inutilità di ciò che penso io, notizie che mi spingono a chiudermi a doppia mandata nel microcosmo quasi sanificato che mi sono creato.
Inutile negare la mia e la vostra impotenza contro cose che volano alte sopra le nostre teste ma ce n’è una, almeno una, per la quale saremmo in grado di fare qualcosa subito, mettendoci in gioco fino alle estreme conseguenze proprio come fanno i pistoleri di destra contro i ladri, o i comunisti, o gli immigrati, o gli omosessuali.
Sto parlando dei femminicidi e degli stupri, un’aberrazione sociale contro cui lo stato sembra non volere o non potere fare nulla.
Non è accettabile che metà della popolazione italiana sia tenuta sotto scacco da una minoranza di pervertiti e di psicopatici che con la violenza azzera il sacrosanto diritto di scegliere con chi vivere o con chi scopare.
Le forze dell’ordine e la magistratura non ce la fanno ad arginare questo massacro quotidiano? Posso capirlo, ma il crimine è talmente orrendo che per una volta dovremmo sentirci non solo autorizzati ma proprio obbligati a prendere la giustizia nelle nostre mani per fare in modo che neppure la più flebile richiesta di aiuto rimanga inascoltata e che intorno alle future vittime si crei una rete spontanea e sociale di protezione priva di vigliaccheria, di disinteresse e di infingardaggine.
Dobbiamo farlo costi quel che costi, e se non vogliamo farlo per un prossimo che non ci è nulla facciamolo per le nostre madri, figlie, mogli, compagne, sorelle, nipoti e amiche.
Il prossimo paio di scarpette rosse potrebbe appartenere a una di loro.