DI PIERO ORTECA
Visita di Stato di Xi Jinping in Sudafrica al vertice BRICS che vuol farsi Super. Un viaggio eccezionale per un evento eccezionale, perché il leader cinese non si muove a caso e, notoriamente, centellina i suoi viaggi all’estero.
‘Non allineati’, ma non troppo. La Cina alla guida del Terzo mondo? Via dal Fondo monetario e dal dollaro. La Banca dei Brics. NDB contro FMI. Prestiti senza usura politica
“Non allineati”, ma non troppo
Per Pechino, il vertice di Johannesburg è una formidabile occasione, per cercare di capovolgere i vecchi assetti geopolitici del pianeta. E proprio la presenza di Xi Jinping è la migliore conferma di quanto la crescita dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) possa pesare sul futuro delle relazioni internazionali. «Dovremo rafforzare la cooperazione strategica – ha detto Xi – e promuovere la rappresentanza dei Paesi del Sud del mondo». Un chiaro appello a tutte le nazioni in via di sviluppo, affinché guardino verso Pechino come modello affidabile di sostegno alla crescita economica. Cominciando da quella infrastrutturale, a cui si rivolge, in parte, anche l’ambiziosissimo piano ‘Belt and Road’, spesso semplicisticamente sintetizzato in ‘Via della Seta’.
La Cina alla guida del Terzo mondo?
La Cina in qualche modo al comando del Terzo mondo, guidandolo contro il ‘pensiero unico’ occidentale prima economico e poi politico, collide con le ambizioni di altri ‘giganti’, come India e Brasile. Secondo gli analisti, né Narendra Modi e nemmeno Lula da Silva sono particolarmente contenti, di vedere Pechino diventare punto di riferimento privilegiato, di tutti quei Paesi che verrebbero crescere velocemente senza affogare tra i debiti. E infatti, pare che per ora si sia deciso … di non decidere. Cioè, di rimandare gli ingressi nel ‘club’ di nuovi soci. Vedremo.
Via dal Fondo monetario e dal dollaro
La quadratura del cerchio potrebbe essere quella di sganciarsi dalle tagliole del Fondo monetario internazionale, facendo affidamento su un organismo di recente creazione: la New Development Bank. L’istituto di credito, con sede a Shanghai, è diretto dall’ex Presidente del Brasile, Dilma Roussef, una stretta collaboratrice di Lula. Ma il vero obiettivo di tutta l’operazione, che potremmo definire ‘geoeconomico’, punta a scavare il terreno sotto i piedi agli Stati Uniti, perché propone un progressivo processo di ‘dedollarizzazione’. Argomento che, manco a dirlo, affascina soprattutto Vladimir Putin. Intervenuto in videoconferenza, il leader del Cremlino ha detto che si tratta di un processo irreversibile e ha poi attaccato la logica delle sanzioni occidentali e il congelamento dei beni russi.
La Banca dei Brics
In sostanza, la Banca dei Brics prevede di prestare denaro in valute locali, come il rand sudafricano, la rupia indiana, il real brasiliano o il renminbi cinese (quest’ultima operazione, per la verità, viene già attuata da tempo). La Rousseff, in un’intervista al Financial Times, ha rivelato che quest’anno spera che la NDB possa concedere prestiti fino a 10 miliardi di dollari, di cui almeno il 30% saranno erogati in valuta locale. Si tratta di un primo passaggio verso la ‘dedollarizzazione’ contro la costante invasività finanziaria dell’Occidente, in generale. E degli Stati Uniti, in particolare.
NDB contro FMI
La New Development Bank, se ambisce a sostituire, nel futuro, l’ingombrante ruolo del Fondo monetario internazionale, deve però allargare la sua dotazione di capitali. Proprio per questo, la Rousseff ha annunciato che, su una coda di almeno 15 Paesi in lista d’attesa, ne verrà scelta una cinquina, che entreranno a far parte della NDB, «come segno di diversificazione dell’appartenenza geografica». Istituita nel 2015, quella che potremmo definire come la ‘Banca per lo sviluppo del Terzo mondo’, finora ha erogato prestiti per 33 miliardi di dollari, destinati principalmente alla realizzazione di infrastrutture e progetti di crescita sostenibile. Certo, è una goccia, nel mare dei fondi che padroneggiano le organizzazioni finanziarie di ispirazione occidentale (FMI, World Bank), ma rappresenta uno sforzo significativo, nel processo di diversificazione dell’assistenza allo sviluppo.
Prestiti senza usura politica
La NDB, in pochi anni, ha già associato Paesi come l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti e il Bangladesh, mentre l’Uruguay sta per accedere. E proprio a esprimere il valore, anche geopolitico, dell’attività promossa dall’istituto di credito dei Brics, la Presidente Rousseff ha ricordato che «le valute locali non sono alternative al dollaro, ma sono alternative a un sistema. Che finora è stato unipolare (con chiaro riferimento agli Stati Uniti, n.d.r.) e che da adesso sarà sostituito da uno più multipolare». E poi, la stoccata più pungente tirata al Fondo monetario internazionale: «Spesso un prestito viene concesso a condizione che siano attuate determinate politiche. Noi non lo facciamo. Rispettiamo le politiche di ciascun Paese».
Classifica bancaria ancora da Occidente
Ovviamente i problemi non mancano. Con la Russia che detiene il 19,4% del capitale depositato, l’anno scorso le sanzioni hanno impedito qualsiasi operazione con quel Paese. Fitch, la società di rating, ha declassato il debito NDB, proprio a causa della guerra in Ucraina, con un ‘outlook negativo’. Adesso, le prospettive sono state riviste a ‘stabili’, dopo che la Banca è riuscita a emettere e collocare ‘Bond verdi’ per 1,25 miliardi di dollari.
“Se qualcuno non le mette i bastoni tra le ruote, la NDB potrebbe veramente essere la soluzione migliore, per quei Paesi poveri che vogliono crescere, senza essere obbligati a seguire il ‘pensiero unico’.”
Quotidiano del popolo
«La cooperazione dei Brics è un’innovazione che trascende l’approccio convenzionale delle alleanze politiche e militari, stabilendo un nuovo rapporto di partnership piuttosto che di alleanze».
La strategia dei «tre no»
«Nessuna alleanza, nessun confronto e nessun obiettivo contro terzi». Per il Quotidiano del Popolo, «il modello Brics trascende il vecchio pensiero di tracciare linee basate sull’ideologia e segue un nuovo percorso di rispetto reciproco e progresso comune. Si libera dal vecchio concetto di competizione a somma zero, abbracciando una nuova filosofia di mutuo beneficio e cooperazione win-win (tutti vincenti)». Il riferimento agli Stati Uniti è implicito ma chiarissimo.
Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
23 Agosto 2023