DI CLAUDIA SABA
Stupro di Caivano. Nel branco anche i figli dei boss?
I nomi, chissà perché, non sono stati resi noti.
“La minore era ed è esposta, nell’ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per l’incolumità psicofisica”.
È quanto si legge nella relazione dei servizi sociali dopo gli stupri delle due cuginette di 11 e 12 anni al Parco Verde di Caivano.
Le due vittime di violenza sono state portate via dai genitori e trasferite in una casa famiglia.
Gli assistenti sociali, scrive il pubblico ministero, “sono intervenuti in una situazione di chiara emergenza allo scopo di mettere in sicurezza la minore dalle condotte dei genitori”.
Secondo i servizi sociali, dagli atti, “emerge che la minore è stata vittima di gravi abusi sessuali da parte di un gruppo di coetanei e che lo stile di vita della minore, che ha ‘favorito’ la perpetrazione del reato ai suoi danni, è senz’altro frutto della grave incuria dei genitori che con ogni evidenza hanno omesso di esercitare sulla figlia il necessario controllo, così esponendola a pericolo per la propria incolumità”.
Colpisce quel “senz’altro frutto della grave incuria dei genitori”.
E non si comprende il motivo per cui il concetto dei servizi sociali di “favorire uno stupro” da parte delle famiglie delle vittime non valga anche per le famiglie dei minori che hanno stuprato le due cuginette per mesi.
Forse perché alcuni nomi degli stupratori maggiorenni e minorenni appartengono a figli di camorristi?
Mi chiedo dove fossero questi assistenti sociali dopo la morte di Fortuna Loffredo, sei anni, e del piccolo Antonio Giglio uccisi nello stesso contesto degli stupri appena avvenuti.
E perché questi attenti “servizi sociali” non abbiano mai mosso un dito fino ad oggi.
Sempre per lo stesso motivo?
Paura di ritorsioni?
Angelo Pisani, legale della famiglia di una delle due bimbe violentate, ha raccontato che “la prima udienza, che ha confermato l’allontanamento delle bambine dai genitori non basta, anzi aggiunge al dolore, alla lesione della dignità, anche la beffa dell’allontanamento dal nucleo familiare”
E continua
“Le istituzioni sono complici di queste violenze. E non si può ancora rimanere fermi, voltarsi dall’altra parte, a Caivano come in tutte le periferie d’Italia” dove tanti bambini sono “abbandonati a se stessi da uno Stato assente e istituzioni, complici del degrado, dell’assenza di cultura, di socialità, di servizi”.
.
Che esempio si da’ se chi denuncia viene punito?