DI CLAUDIA SABA
Guardatelo bene in faccia questo signore.
Si chiama Daniele Faggi.
È lui il titolare dell’azienda di Prato dove il 3 maggio 2021 Luana D’Orazio perse la vita dopo essere rimasta impigliata nel macchinario a cui stava lavorando. La perizia del consulente della procura sostiene che in quel momento l’orditoio aveva le barriere di sicurezza antinfortunistica disattivate, morì stritolata.
Il titolare dell’azienda aveva infatti volutamente manomesso i sistemi di sicurezza incurante del pericolo a cui sarebbero andati incontro i lavoratori.
Sapete qual è stata la pena?
Scandalosa.
Un anno e 6 mesi con la condizionale.
Tanto vale una vita per il nostro stato.
Due vite in questo caso perché il bambino di Luana che oggi ha 7 anni, è rimasto orfano.
Il nostro non è un paese civile.
Grida giustizia e riceve schiaffi in faccia.
Ipocrisia vuole che questo signore ha persino avuto il coraggio di firmare farsi promotore di una proposta di legge di “omicidio sul lavoro” e farsi filmare alla presenza dei lavoratori della sua ditta e della madre di Luana.
Indecenza allo stato puro!