DI MARIO PIAZZA
Non è del libercolo del generale che dobbiamo preoccuparci, robaccia del genere è sempre esistita.
La vera tragedia è che quelle banalità scopiazzate scritte in un italiano zoppicante abbiano un pubblico capace di leggere ma non di pensare, gente non necessariamente di estrema destra che stolidamente si riconosce nei luoghi comuni più insulsi come quello del titolo, gente che articola la propria vita su princìpi immortali come le mezze stagioni che non esistono più e un bel bicchiere d’acqua che quando hai sete non c’è nulla è meglio.
Il testo generalizio tocca cinque temi (ambiente, gender, legittima difesa, immigrazione e ovviamente patria) e dubito che siano in molti a riconoscersi in ognuno di essi, ma ne basta anche uno solo per iscrivere d’ufficio gli occasionali lettori nel grande partito popolare e trasversale degli analfabeti di ritorno.
E’ di costoro che io ho paura, e la mia paura è inversamente proporzionale alla loro età.
Gli anziani che applaudono il generale i danni che dovevano fare li hanno già fatti e basta guardarsi intorno per rendersene conto.
Mi terrorizzano invece i più giovani perché alcuni di loro un domani verranno chiamati a prendere decisioni importanti che riguarderanno tutti, e le prenderanno basandosi sulle minchiate che non sono stati in grado di riconoscere quando un generale, un giornalista, un politico o una stella del trap gliele ha rifilate.
Mi sono rassegnato alla scomparsa del pensiero critico ma qua sta andando a puttane anche quello semplice semplice…
Meglio i gattini.