DI CLAUDIO KHALED SER
Più compaiono sul calendario i “giorni della memoria” e più ci dovremmo vergognare di noi stessi.
Vergogna per quello che é stato e di cui l’Uomo é responsabile per non aver saputo difendere ciò che oggi siamo chiamati a ricordare.
Mahsa Amini é un ricordo.
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Da quel giorno quando venne brutalmente assassinata dal regime iraniano, nulla é cambiato.
Quel velo che copre la testa, ancora imprigiona le menti, le rende schiave di qualcosa che nulla ha a che fare con la religione.
E’ solo uno straccio imposto dall’obbedienza al potere.
I preti iraniani pretendono un segno tangibile della dittatura imposta al Popolo.
Non c’é dio o religione nel velo.
Non più.
E’ l’arma della repressione che vuole la Donna ancor più schiava degli Uomini, in un Paese che fu culla di civiltà e che oggi é ridotta ad un buco nero di Diritti cancellati, di Umanità distrutta.
Mahsa Amini, simbolo suo malgrado di una rivolta, é morta invano perché da allora, niente é cambiato se non il “giorno della memoria” che abbiamo aggiunto al nostro strapieno calendario.
Mahsa Amini, il suo rifiuto coraggioso, appartiene a tutte le Donne. A quelle che non si sottomettono ad un dio, ad un prete, ad una legge scellerata.
Mahsa Amini, é nelle strade della violenza, teatro di stupri quotidiani, é nelle case dove molte vengono picchiate, umiliate, ridotte a cose di proprietà.
Mahsa Amini é nelle scarpe rosse sui marciapiedi, nei posti di lavoro sottopagati, nei commenti osceni, negli inviti sessuali espliciti, nella sudditanza che ancora oggi vive e rende la Donna “un’altra cosa” rispetto all’uomo.
Abbiamo bisogno di ricordare Mahsa Amini per rifiutare tutto questo?
Evidentemente SI.
E fino a quando segneremo sul calendario queste infauste date, NON saremo mai Umani, ma solo esseri arroganti, criminali e stupidi.
Anche se versiamo lacrime per Mahsa Amini.