DI ORSO GRIGIO
Vi chiedo scusa ma scrivere mi riesce sempre più difficile.
Un po’ perché va così e un po’ perché non riesco a individuare un punto, un argomento da affrontare, un bersaglio, una polemica, un’accusa da lanciare.
Non perché non ce ne siano, ma per l’esatto opposto: ce ne sono troppe.
Un po’ come avere mille malattie, tutte gravi, e non provare più a curarne nessuna, tanto non servirebbe a niente.
Scrivere per me è un po’ come fare musica, come fare un solo di chitarra. Con la tastiera del pc sono più bravo, ma se non riesco a mettere a fuoco i pensieri, la melodia, i tempi, le scale giuste, anche le parole, come le note, non suoneranno mai come dovrebbero.
L’ultima malattia scoperta, per esempio, fra le mille e una a cui arrendersi, è quel “difendere Dio”.
E che le dici a una che ha la faccia di lanciarsi in una crociata simile, magari con la pretesa di renderla efficace e perfino credibile? Come se anche lei, come i Blues Brothers, fosse in missione divina, come se Dio avesse bisogno di un avvocato.
E poi difenderlo da chi, da cosa?
Dagli incapaci come i suoi?
Dai bugiardi come lei?
Da chi lo offende gettando nella merda migliaia di famiglie e portando la forbice sociale oltre i limiti della geometria, come sta facendo il suo governo senza provarne nemmeno vergogna?
Dagli egoismi aberranti di certi suoi sodali di pensiero come orban, o da certi fascisti di merda che con il suo beneplacito, più o meno evidente, stanno riemergendo sempre più dalle fogne dove si erano rintanati?
Difenderlo da chi, quindi?
Da chi esalta la famiglia tradizionale a patto che a formarla siano gli altri, oppure a condizione di poterne provare fino a trovare quella giusta, com’è usanza dalle parti del suo partito e di quelli limitrofi?
E’ legittimo, per carità, ognuno si giochi la sua vita come vuole, però non rompa i coglioni al prossimo.
Se un dio ci fosse davvero, visto anche il suo caratterino, al solo sentire cazzate del genere, dovrebbe scagliare roncole rotanti infuocate fino a incenerire tutto.
Io lo farei.
Credevo che Salvini fosse imbattibile, nella questua di consensi presso il proprio elettorato, col suo cullare presepi, brandire crocefissi come fossero salamelle alla sagra del cinghiale, baciare rosari, e tutto naturalmente bene in favore di telecamera per raccattare voti, ma questa “fenomena” lo sta surclassando.
Lo batte, certo, perché lei è più preparata, ha studiato.
Vedrete che quando chiude con la politica potrà darsi al teatro con risultati entusiasmanti, o almeno alla pubblicità di qualche detersivo.
Guardate le sue espressioni, quel suo ammiccare in camera, fate attenzione all’uso della voce, alle pause che nemmeno Celentano, ai toni dal sussurrato al crescendo fino all’invettiva più violenta.
E pure in più lingue, e qui Salvini non può proprio competere.
E’ brava, avrà di sicuro un team che la allena e la prepara talmente bene acciocché primeggi con agio in questo abominevole, squallido e miserabile sport del buttare la palla nell’alto dei cieli ogni volta che è in difficoltà.
Ma lei sa bene a chi si rivolge, quale sia il suo elettorato, e sa che funzionerà.
E si torna sempre lì, alla malattia più grande, la Madre di tutte le altre: noi.