DI ALFREDO FACCHINI
E si. È proprio il caso di urlarlo.
Come ai vecchi tempi. Basta leggere questa roba qui: <<Potere d’acquisto crollato del 22% nel 2022. Mentre i profitti delle industrie salgono del 26%>>.
Non lo scrive Viva il leninismo, ma il foglio di Mediobanca, mettendo nero su bianco quello che è sotto gli occhi di tutti: i soldi dei salari valgono sempre di meno.
Per gli analisti della banca d’affari ecco chi ha segnato le performance più rilevanti: la moda (+18% le lavorazioni della pelle, +14,8% l’abbigliamento e +9,7% il tessile), l’elettronica (+10,6%) e il farmaceutico-cosmetico (+9,7%).
Risultato: ai tanti +, non hanno corrisposto buste paga più decenti. Anzi.
L’Italia è l’unico tra i paesi dell’Ocse dove i salari sono oggi più bassi di 30 anni fa.
A far sprofondare ancora di più gli stipendi dei lavoratori c’ha pensato pure quel gran draghetto di Ignazio Visco.
I capitani d’industria del capitalismo nostrano hanno infatti preso in parola, non gli è parso vero, i continui inviti del governatore di Banca d’Italia ad una moderazione salariale nel timore che buste paga più pesanti contribuissero a far decollare l’inflazione.
Peccato che sia la Banca centrale europea, così come il Fondo monetario internazionale hanno certificato, qualcosa di elementare, che l’inflazione è dovuta in larga misura alla scelta delle aziende di aumentare i prezzi in proporzione maggiore rispetto ai costi.
Insomma cambiano le congiunture economiche, ma gira che ti rigira finisce sempre così: sempre in quel posto agli operai (lavoratori di ogni ordine e grado).
Ma attenzione per la ducetta e capitan porchetta le emergenze sono altre: c’è un’ invasione in corso da fronteggiare.
Vero allocchì?