UN GRANDE PROVOCATORE

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Da ragazzino veniva portato alle manifestazioni contro la guerra in Vietnam dalla sorella maggiore Camilla, leader dell’organizzazione marxista-leninista «Gioventù Rossa». Convinto sostenitore della pace, lanciava sassi contro le finestre dell’ambasciata americana a Oslo. Oggi è il peggior guerrafondaio che la Norvegia ricordi.

Jens Stoltenberg fu nominato Segretario Generale della Nato il 1° ottobre 2014, pochi mesi dopo i fatti di Maidan e l’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa. L’uomo giusto al posto giusto al momento giusto. La fiducia che l’Alleanza Atlantica ripone in lui è incrollabile. Quello attuale è il suo terzo mandato, che lo terrà a Bruxelles negli uffici di Boulevard Lèopold III fino al 2024, salvo ulteriori conferme.

Dieci anni alla guida della Nato sono tanti. Nessuno come lui, a parte l’olandese Joseph Luns, che ricoprì quella carica dal 1971 al 1983.

Ma Stoltenberg non è il tipo che si limita a scaldare la poltrona. Da quando è scoppiato il conflitto russo-ucraino, ogni volta che si leva qualche voce credibile in difesa della pace, getta benzina sul fuoco con dichiarazioni che hanno come unico scopo irritare Putin e impaurire mezzo mondo, preparandolo al peggio.

In questa partita la sua anima gemella è Zelensky. Gli promette sempre quello che vuole, salvo essere più o meno regolarmente smentito da qualcuno più in alto di lui. La funzione di Stoltenberg è un po’ quella del cane, sguinzagliato per creare tensione ma sempre pronto a farsi richiamare dal padrone. Con quello sguardo un po’ alla Ralph Fiennes in Red Dragon, ogni sua parola non preannuncia mai qualcosa di buono.

Ieri è volato a Kiev, senza nemmeno essere invitato. Prima ha tessuto le lodi della controffensiva ucraina, non senza entrare nel ridicolo. Poi ha incominciato a burlarsi di Mosca: «La resa dell’Ucraina non significa pace, ma occupazione aggressiva da parte delle forze russe. Più forte è l’Ucraina, prima finisce l’aggressione. L’Ucraina non ha altre opzioni che quella di continuare a combattere».

Insomma, da una parte ha detto che in Ucraina la carne da macello non manca, quindi va utilizzata. Dall’altra, ha in pratica manifestato il pio desiderio che Mosca alzi il tiro.

Ma a lui, si sa, le provocazioni sono sempre piaciute. Quindi che fa? Mette il dito nella piaga più purulenta di Putin, quella che lo ha spinto a invadere l’Ucraina: «Abbiamo deciso che l’Ucraina entrerà nella Nato e oggi l’Ucraina è più vicina che mai all’Alleanza».

Un vero estremista, e nemmeno tanto intelligente. Per questo ancora più pericoloso.