SI FA PRESTO A DIRE TERRORISMO

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Chiamiamo guerra, operazione speciale, blitz, incursione mirata, rappresaglia e persino legittima difesa la violenza messa in atto da un paese che dispone di un esercito in uniforme, di carri armati, di aerei e di missili.
Se chi quella violenza subisce e da essa è ridotto a vestirsi di stracci prova a reagire con i mezzi che ha lo chiamiamo terrorista.
Terroristi furono chiamati Giuseppe Garibaldi, Sandro Pertini, Nelson Mandela e chiunque altro abbia provato a liberare il proprio popolo da una dominazione ingiusta con i pochi mezzi di cui disponeva.
I Palestinesi sono stati schiavizzati, invasi, derubati, vilipesi, incarcerati e ammazzati per 75 anni e ciò che stiamo vedendo non ha nulla a che fare col terrorismo, è invece la disperazione e la voglia insopprimibile di vendetta che chiunque nutrirebbe al posto loro.
La loro vita non vale nulla per Israele e neppure vale qualcosa per loro stessi, in migliaia sono disposti a sacrificarla per questo coraggioso quanto inutile tentativo di rivolta e qualcuno si sorprende perché non hanno riguardi per i civili, magari quegli stessi civili che nei territori occupati sono stati pagati e armati per invadere e prosperare sulla loro terra?
Di tutte le atroci ingiustizie che ho visto nel mondo quella contro la Palestina non è la più sanguinaria ma è quella che mi indigna più di tutte le altre. Per la sua incredibile durata, per la continua escalation e per come gran parte del mondo cosiddetto civile e democratico abbia portato e tuttora porti in palmo di mano tutti i governi israeliani che l’hanno perpetrata.
Unica eccezione il governo di Isaac Rabin, lui sì opportunamente assassinato da un terrorista israeliano perché lui una pace giusta la voleva davvero.