LA FOLLE SFIDA DI HAMAS

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Ora Netanyahu ha i pieni poteri di guerra, quelli che gli permetteranno di intraprendere «significative azioni militari» per garantire la sicurezza di Israele. Mentre una colonna di 200 carri armati si avvicina alla striscia di Gaza, la portaerei americana a propulsione nucleare USS Gerald Ford ha ricevuto l’ordine di dirigersi verso le coste israeliane.

Sono soltanto i primi risultati ottenuti da Hamas, dopo l’eccidio di più di 700 ebrei che vivevano non lontano dalla striscia di Gaza. Su Telegram girano immagini scioccanti. Una spietata caccia all’ebreo per strada e nelle case. Uomini, donne e bambini uccisi nel nome di un Dio che, chiamato in causa, non ha ancora finito di vomitare.

Il tutto in casa di una potenza nucleare come Israele, che ha fatto sempre spallucce alle Risoluzioni ONU che da decenni gli intimano di ritirarsi dai territori occupati della Cisgiordania. Figuriamoci che farà adesso.

C’è anche il problema dei circa 140 israeliani, tra i quali anche bambini, rastrellati dai militari di Hamas, alcuni addirittura da un rave, e portati nella striscia di Gaza come merce di scambio.

Ma questa volta le possibilità di uno scambio sono davvero poche. La reazione di Israele sarà spietata. E sappiamo come reagiscono gli integralisti islamici quando si accorgono di essere perduti.

Il commando palestinese di Settembre Nero che nel 1972 sequestrò 11 atleti israeliani durante le olimpiadi di Monaco, dopo averli pestati per giorni e averne evirato uno, chiese ed ottenne dalle autorità tedesche di imbarcarsi con gli ostaggi su un aereo della Lufthansa, destinazione Il Cairo.

Giunti all’aeroporto, i terroristi vollero controllare l’aereo. Vedendo che era del tutto privo di equipaggio, realizzarono che era una trappola. Ma prima di ingaggiare un conflitto a fuoco con le forze speciali tedesche, uccisero gli ostaggi uno ad uno.

Per Hamas l’unico ebreo buono è quello morto. Del resto, cosa ci si può aspettare da un’organizzazione che soltanto fino a pochi anni fa indicava come principale fine della propria esistenza la distruzione dello Stato di Israele e lo sterminio del popolo ebraico, riferimento cancellato dallo statuto per mera decenza internazionale; che ha definito l’Olocausto «una grande menzogna»; che da quando ha preso il potere ha istituito a Gaza corti islamiche che applicano la Sharìa e la pena di morte per gravissimi reati come la prostituzione, l’adulterio (della donna, si intende) e l’omosessualità, e che esigono come prova di uno stupro la testimonianza di quattro uomini adulti. Per il cosiddetto collaborazionismo, reato che sconsiglia vivamente l’assistenza di un avvocato, l’esecuzione capitale è pubblica, con la possibilità di garantirsi una visione privilegiata pagando un biglietto. Gaza come Kabul.

Il problema è che in Palestina Hamas ha un seguito strepitoso. Soprattutto tra i giovani, che ormai vedono i vecchi capi dell’Autorità Nazionale Palestinese come il fumo negli occhi. E l’ombra di Teheran è sempre più incombente: le migliaia di micidiali missili lanciati dalla striscia di Gaza testimoniano l’acquisizione della moderna tecnologia iraniana da parte di Hamas.

E non preannunciano nulla di buono né le frasi di Biden sul pieno sostegno militare a Israele, né la portaerei americana che si sta avvicinando alle sue coste.

Si spera che questa guerra non supererà i confini regionali. Ma è la resa dei conti. Tra poco potremo dire che nulla sarà come prima.