UN ORRORE CHIAMATO HAMAS

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Eravamo rimasti alle nefandezze nel Donbass, ma le violenze dell’esercito ucraino appaiono giochi adolescenziali al cospetto di quanto emerso in questi ultimi giorni in Israele. A ridosso del confine con la Striscia di Gaza, gli orrori disseminati dal recente blitz dei miliziani di Hamas spuntano come funghi. Ieri in un Kibbutz di Kfar Aza sono stati rinvenuti i cadaveri di 40 bambini, parecchi dei quali senza testa. E non è detto che sia finita.

Hamas è un’organizzazione politico-militare di estrema destra. Fu fondata nel 1987, sull’onda della prima Intifada, dallo sceicco Ahmad Yasin, molto vicino ai Fratelli Musulmani, che in realtà sceicco non era, visto che non ha mai frequentato la scuola coranica.

Hamas è l’acronimo arabo di Movimento Islamico di Resistenza. Ma è una resistenza che quando opera non fa distinzione tra civili e militari, tanto da essere inserita nelle liste delle organizzazioni terroristiche di mezzo mondo. In effetti, anche ciò che continua ad emergere in queste ore nel sud di Israele sembra indicare una maggiore propensione al massacro di civili inermi, piuttosto che al confronto diretto con i soldati israeliani.

Del resto, che i civili israeliani siano per Hamas un obiettivo non soltanto legittimo, ma anche doveroso, è chiaramente indicato in quel coacervo di deliri e citazioni coraniche che compongono il suo Statuto: «L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno». Naturalmente i fatti si sono incaricati di dimostrare ampiamente che questi miliziani per ebrei intendono anche donne, vecchi e bambini.

Una doppia faccia quella di Hamas. Da quando nel 2006 ha preso il potere nella Striscia di Gaza vincendo le elezioni, ha cercato di garantire alla popolazione un minimo di benessere, istituendo un discreto sistema di Welfare. Per il resto, governa con il pugno di ferro, frantumando gli arti con blocchi di cemento armato a chi viene colto in atteggiamenti da cattivo musulmano e uccidendo gli oppositori politici. Per i sospettati di collaborazionismo c’è l’esecuzione in piazza.

Con la prima faccia Hamas ha anche costruito scuole e ospedali. Ma spesso e volentieri li utilizza per piazzare le rampe di lancio dei missili scagliati contro le città israeliane. È la deplorevole pratica degli «scudi umani», nella quale Hamas vanta una buona specializzazione. Una pratica che, in teoria, dovrebbe dissuadere il nemico dall’attaccare. In realtà, si risolve in un clamoroso boomerang, perché quando un obiettivo civile viene utilizzato per scopi bellici, l’art. 19 della Quarta Convenzione di Ginevra non lo considera più un obiettivo illegittimo.

Ora qualche centinaio di tank israeliani rimane schierato nei pressi del confine, attendendo ordini. La Striscia di Gaza è più o meno un rettangolo di 40 km per 10, abitato da due milioni di palestinesi. Una giungla di cemento estremamente difficile da espugnare, se all’interno vi sono persone ben armate e disposte al martirio.

Si lavora per creare un corridoio che attraverso il confine con l’Egitto consenta lo sfollamento dei tanti civili palestinesi che non hanno voglia di unirsi alla Jihad. Nel rispetto delle Convenzioni di Ginevra, Israele ha lanciato un ultimatum a tutti gli abitanti della Striscia di Gaza: devono al più presto evacuarla.

Ma non sarà cosa facile. Hamas prende molto sul serio il martirio e cercherà di trascinare nel baratro il maggior numero possibile di palestinesi, tanto per dare filo da torcere ai soldati di Tel Aviv, che non andranno tanto per il sottile. Israele ha fretta e al confine nord con il Libano agli Hezbollah incominciano a prudere le mani.