DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO
«Via dal nord della Striscia di Gaza entro 24 ore»: i volantini volano con le bombe su un milione di palestinesi a cui Israele intima un esodo impossibile. L’Onu protesta, ma i raid «per ripulire dai terroristi» la via dell’attacco sono già iniziati.
Ma mentre le truppe dell’IDF sono impegnate contro Hamas si potrebbero aprire due nuovi fronti sul Golan (con Hezbollah) e in Cisgiordania.
Il rischio del troppo
La rabbia e l’orgoglio. Ma anche la tentazione di fare il passo più lungo della gamba. Il nuovo governo israeliano dei ‘supergenerali’, messo in piedi come esecutivo di ‘emergenza nazionale’, medita sul da farsi. Mentre già è cominciata la sistematica opera di demolizione della Striscia di Gaza, a Tel Aviv si confrontano sullo sviluppo da dare a una strategia più vasta.
Psicologia di guerra
Dal punto di vista della ‘psicologia della guerra’, il sanguinario sfogo del terrore di Hamas su civili inermi è stato un errore sul consenso internazionale. Il comportamento di un Isis riveduto e corretto, ha sicuramente alienato alla causa palestinese molte simpatie, anche se spesso molto sfumate o lontane nel tempo. Almeno per ora. E di questo, riferisce il quotidiano Haaretz, si sta parlando nel nuovo esecutivo, che dovrà restituire ai cittadini israeliani più sicurezza, ma dare anche una sorta di ‘vendetta collettiva’.
“Quanto ora ci è consentito fare”
«Hamas come l’Isis», la formula. Un marchio che servirà a coalizzare tutto l’Occidente dietro lo Stato ebraico. Gli episodi di crudeltà inutile nella sfida militare di Hamas, potrebbe dare a Israele l’alibi per colpire con una durezza mai vista prima. E, tutto questo, con la sostanziale accettazione di Washington e con l’acquiescenza dell’Unione Europea.
I bambini dei kibbutz e quelli di Gaza
Così, dopo i massacri di bimbi, donne e anziani dei ‘kibbutz’, adesso tocca ai civili di Gaza diventare vittime collaterali di una guerra che nel caso della Striscia bersaglio, ha già innescato una emergenza umanitaria. Biden ha ricordato a Netanyahu che le democrazie, per difendere la loro libertà, devono sempre e comunque rispettare il ‘diritto di guerra’. Un chiaro invito, insomma, a non esagerare. Perché -sottolinea Haaretz- il problema è proprio questo: controllare la reazione di Israele, evitando una pericolosa escalation che allarghi lo scenario della guerra su più fronti.
Confusione e crisi della politica
La situazione è veramente confusa, se persino il Presidente della Repubblica, Isaac Herzog, «non sa quale sia il piano di Israele per Gaza». Se l’incertezza politica si taglia col coltello, anche i possibili movimenti militari restano indecifrabili. Diversi analisti temono la ‘trappola Gaza’. Un’invasione di terra a Gaza, dove l’IDF potrebbe restare impantanata in una sorta di Stalingrado palestinese. A quel punto potrebbe aprirsi un secondo fronte, sul Golan, il più temuto, con Hezbollah a minacciare l’Alta Galilea. Terzo fronte, quello della West Bank, in Cisgiordania, dove è molto attiva la Jihad Islamica e dove già ieri è stata rivolta con morti.
Rischio di allargamento del conflitto
Dunque, da un punto di vista strettamente geopolitico, questo è il rischio più grosso di allargamento della crisi. La Casa Bianca, dopo l’attacco di Hamas, non vuole farsi trovare impreparata una seconda volta. «Il gruppo d’attacco della portaerei Gerald Ford nel Mediterraneo per scoraggiare Hezbollah e l’Iran», titola lapidario l’US Naval Institute. Ma il Pentagono deve avere valutato altri possibili sviluppi della situazione, perché ha deciso di spostare un secondo gruppo d’attacco, quello della portaerei Eisenhower. Notizie inquietanti con Haaretz che scrive: «Israele cammina su una lama sottile tra Gaza e il Libano. In attesa della prossima mossa di Hezbollah».
Rischio di esagerare, rischio di sbagliare
Mercoledì notte c’è stata una crisi da ‘miscalculation’. Errore di valutazione, e per poco non e partito un attacco preventivo contro le milizie sciite, nel sud del Libano. Addirittura, Haaretz parla di incidenti che ricordano quelli del Golfo del Tonchino, che trascinarono gli Stati Uniti nella guerra del Vietnam. Una serie di sensori difettosi, ha segnalato uno stormo di droni inesistenti in arrivo dal Libano. Sempre il verificarsi di anomalie elettroniche, ha falsamente indicato invasioni di miliziani nemici. Facendo scattare l’allarme e costringendo le persone a chiudersi nei bunker di emergenza.
“La psicosi era talmente alta, arrivati a un certo punto, che secondo Haaretz stava per essere ordinato un attacco preventivo. Che poi, per fortuna, non si è fatto. Insomma, oltre a una lunga scia di morti, l’attacco di Hamas ha provocato un trauma ‘professionale’ devastante, nell’esercito israeliano, che ora diventa un’altra minaccia”.
Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
14 Ottobre 2023