DI MARIO PIAZZA
Con quella di Ancona, la povera Concetta Marruocco, salgono a 80 le vittime che testimoniano quanta aberrazione nasca dalla cultura maschilista che ci ostiniamo a tramandare ma non è di questo che voglio parlare.
Ciò che mi spinge a scriverne è la leggerezza tutta di facciata con cui queste morti annunciate vengono prese in carico da quella che dovrebbe essere la “pubblica sicurezza”.
L’assassino, Franco Panariello, era già sotto processo per lesioni e maltrattamenti in famiglia ed era sottoposto a terapia psichiatrica. Che intendesse fare del male alla ex-moglie era un fatto talmente certo che gli era stato imposto il braccialetto elettronico, un aggeggio che o non ha funzionato o che forse ha lanciato un allarme che nessuno ha raccolto.
E’ scandaloso, stiamo parlando di una vita umana e non di un furto d’auto ma c’è di peggio: l’assassino è entrato nella casa della vittima alle 3 di notte aprendo la porta con il suo mazzo di chiavi. Nessuno, polizia, magistratura, centri antiviolenza, parenti e vicini di casa, tutti perfettamente a conoscenza della tragedia in attesa di accadere, aveva pensato di far cambiare la serratura.
Denunciare il proprio partner violento è un gesto enorme che richiede coraggio e fiducia perché con quel gesto si affida la propria vita alle istituzioni e di questo le istituzioni devono farsi carico. Per questo, una volta accertata la consistenza della minaccia, dovrebbe essere normale mettere in campo ogni ragionevole misura di protezione. Per questo prima ancora del braccialetto elettronico dovrebbe essere normale prassi mettere in sicurezza l’abitazione della promessa vittima, cambiando la serratura e installando porte blindate, sbarre alle finestre e sistemi d’allarme.
E’ così che si sarebbe salvata questa vita e forse molte altre, non stracciandosi le vesti in favore di telecamera.