DI ALFREDO FACCHINI
Quello che non ci dicono e che l’opinione pubblica non deve sapere.
Non ci dicono che Hamas è stata coltivata e alimentata a lungo dal sionismo.
Nel marzo 2019 Netanyahu uscendo allo scoperto dichiarava a chiare lettere: <<Chi non vuole la nascita di uno Stato Palestinese deve rinforzare Hamas e indebolire l’Autorità Palestinese; deve creare un atteggiamento diverso tra i territori amministrati dall’Autorità Palestinese e la Striscia di Gaza>>.
Non bisogna essere Lucio Caracciolo per capirne la ratio.
Hamas in quanto organizzazione terroristica non avrà mai una legittimazione internazionale, al contrario dell’ANP, l’Autorità Palestinese di Abu Mazen.
Di conseguenza: più cresce Hamas come rappresentante dei palestinesi, più si allontana per Israele la possibilità che nasca uno stato palestinese.
Fatto sta che Israele ha consentito il passaggio di miliardi di dollari dal Qatar a Hamas.
Pur di non trattare con l’Autorità Palestinese, Netanyahu ha preferito Mohammed Deif ad Abu Mazen.
E’ cronaca che l’Egitto abbia avvertito Israele sul fatto che Hamas stesse preparando un attacco. Netanyahu ha fatto orecchie da mercante. Non solo. Grossi contingenti di truppe e mezzi corazzati che dovevano pattugliare il confine con la Striscia di Gaza sono stati dislocati nei territori occupati della West Bank per difendere gli insediamenti dei coloni, rappresentati al governo da due ministri fascisti e sionisti come Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich.
Nitzan Horowitz, ex ministro della Salute: <<La politica di Netanyahu è stata esplicitamente quella di rafforzare Hamas per approfondire la tensione tra Hamas e l’Autorità Nazionale Palestinese di Ramallah, che è comunque il nostro principale interlocutore dagli Accordi di Oslo. Sotto Netanyahu, un governo di coloni e fascisti ha pensato di poter utilizzare Hamas per indebolire l’Autorità Palestinese>>.
Come spiegare soprattutto le ragioni del clamoroso crollo del sistema di intelligence, se non con delle complicità nella catena di comando.
Un attacco come quello perpetrato da Hamas richiede una pianificazione di mesi, se non di anni: bisogna rifornirsi di armi, addestrare i miliziani, elaborare piani, provare l’operazione, ecc.
Non sarebbe la prima volta nella storia che per stabilizzare si destabilizzi. L’abbiamo visto anche in Italia con la “Strategia della tensione”.
E quale occasione migliore che una guerra per ricompattare un paese dilaniato e spaccato in due.