DA REDAZIONE
Di Pierluigi Fagan da KULTURJAM
Benjamin Netanyahu, “Bibi” per i più vezzosi, l’autore del più clamoroso fallimento politico dell’intera storia di Israele, ora ha i poteri di guerra, lui ha in mano “lo stato d’eccezione”.
Mago Bibi Netanyahu
Netanyahu, un paio di settimane prima degli eventi dello scorso 7 ottobre, si è presentato con cartina ed evidenziatore all’Assemblea generale dell’ONU, dicendo che si stava ridisegnando l’ordine geopolitico del Medio Oriente tramite l’accordo con l’Arabia Saudita promosso da Biden al recente G20, a seguire gli “Accordi Abramo” di Trump.
Quegli accordi lasciavano imprecisata la questione palestinese che pure è il nodo dei nodi dell’ordine delle relazioni arabo-israeliane nella zona. Finalmente ha chiarito le idee della strategia sulla delicata questione il 9 ottobre, due giorni dopo l’attacco di Hamas.
Ad un incontro con sindaci di paesi circostanti Gaza ha dichiarato: “La risposta di Israele all’attacco di Hamas da Gaza -cambierà il Medio Oriente-“.
Molti hanno avuto un senso di estraneità al commento che ho pubblicato su Netanyahu i primi giorni. Comprendo, se la mente è ordinata dai neurotrasmettitori che attivano le aree dell’emozione profonda, la ragione risulta blasfema.
Comprendo anche meglio gli amici ebraici a cui si aprono inferni mentali ogni volta che vanno al centro della storia, da duemilacinquecento anni. Ma mi rimane una domanda semplice: perché Netanyahu è ancora lì? Non perché quelli di Gaza scappano, tra un mese stanno ancora lì, in gabbia.
Visto che Israele è una democrazia ci sarà pur qualcuno di quel diavolo di governo in grado di supplire alle necessità operative e diplomatiche della nazione. Dalle mie parti una cosa così chiama il governo di unità nazionale a pura logica di base. No, l’autore del più clamoroso fallimento politico dell’intera storia di Israele, ora ha i poteri di guerra, lui ha in mano “lo stato d’eccezione”.
Un sondaggio israeliano ieri, dà l’80% dei cittadini che lo ritiene colpevole del non aver evitato o prontamente minimizzato l’operazione di Hamas. Gli alti gradi dei servizi egiziani hanno detto di averlo personalmente avvertito anche se non nei particolari e sono rimasti a dir poco colpiti dalla minimizzazione che ne ha fatto Bibi. E tu che fai? Gli dai pieni poteri!
Scusate se insisto non voglio urtare nessuno e non sono preso d sindromi complottiste che in quanto studioso di complessità sono l’antitesi della mia forma mentale che comunque prevede l’esistenza di strategie, in questi anni non ho quasi mai trattato la questione israelo-palestinese poiché troppo complessa per dire cose in poco spazio o forse per dire cose e basta visto che la faccenda è di una complessità tale da non far intravedere soluzioni.
Tale storia che si dipana da settanta anni ha generato risposte sbagliate da una parte e dall’altra anche se è oggettivo dire anche della storica sproporzione di forza tra le due parti in causa. La mia è solo logica abduttiva, quella investigativa per la quale dieci indizi non fanno una prova certa, però vi puntano.
Da subito si è voluto far credere che Hamas e Jihad islamica stavano preparando da mesi e mesi quel po’-po’ di roba e Bibi non ne sapeva una beata ……a. Il giorno stesso o quello dopo l’intera stampa occidentale è stata invasa da contrite autoconfessioni di membri dei servizi israeliani che straparlavano in mondovisione.
Chissà allora perché li chiamano servizi “segreti”? Tutti a darsi la croce addosso, ma che disdetta! Accidenti! Che enorme fallimento di massa dell’intera organizzazione di difesa in uno di paesi meglio difesi al mondo!
Da allora ad oggi, però, hanno bombardato Gaza sapendo con precisione dove, quanti e cosa nascondano i palestinesi di Hamas nella Striscia, riescono anche a dirti dopo pochi minuti che hanno ucciso tizio o caio.
Ma tutta questa conoscenza dal di dentro di Gaza, non c’era due settimane fa? Lo hanno fatto per anni, non ci vuole alcuna fantasia in libera uscita per immaginare che Israele sappia chi e cosa fa in un’area grande come il comune di Spoleto con dentro 2,4 milioni di persone, di cui controlla entrate ed uscite.
Lo ha dimostrato più volte nelle almeno sei grandi operazioni militari con nomi espliciti, da Scudo difensivo a Piombo Fuso, da Piogge estive ad Inverno caldo, da Pilastro di difesa a Margini di protezione. Oggi siamo a Spada di ferro. Ogni volta colpendo con estrema e chirurgica precisione. Lo sanno tutti gli addetti ai lavori che è così, perché è ovvio e normale sia così.
Il punto della questione è che ci sono solo due strade per risolvere la questione israelo-palestinese. Una è molto lunga, tortuosa ed altamente improbabile come abbiamo evidenziato nell’articolo “Pace in Medio Oriente” pubblicato i primi giorni ed il successivo “Pace e Guerra” di pochi giorni fa. L’altra è disarticolare Gaza, ridurne drasticamente la popolazione, l’acquitrino che alimenta Hamas.
Per il momento, i palestinesi che lamentano 4130 morti e 13.000 feriti a Gaza con 1300 dispersi, altri 81 con almeno altri 1300 feriti e più di 800 arrestati in Cisgiordania e dall’altra gli israeliani che lamentano 1400 morti e 4600 feriti, circa 200 rapiti e circa 100 dispersi. Ma soprattutto, 700.000 palestinesi di Gaza sono sfollati nella metà occidentale della Striscia e le loro abitazioni sono per lo più rase al suolo.
Vengono bombardati ospedali e chiese, sono terrorizzati, stanchi, affamati, scoraggiati, sta arrivando il colera. Diventeranno profughi. Gli egiziani che sono i destinatari primi della cacciata dei palestinesi da Gaza, lo hanno capito subito, per quello il capo dei servizi ha dichiarato che aveva avvertito Bibi e quindi Bibi sapeva cosa stava per succedere e per quello hanno subito chiuso Rafah. E per questo oggi al Sisi ha convocato mezzo mondo a discutere il “che si fa?” con annesso “scordatevi di scaricare la palla a noi”.
L’intero Occidente appoggia Israele e l’operazione è ancora tutta da svilupparsi ulteriormente. Coprendo con tornado di chiacchiere i fatti, sono passate due settimane e nulla cambia, l’operazione va avanti, ineluttabile.
Israele ha prontamente bombardato Libano e Siria, Hezbollah, ucciso ed incarcerato le proteste in Cisgiordania e si appresta alla soluzione finale in quel di Gaza. Del resto, ha stimate 90 testate nucleari, ed ha un gran bel pezzo di flotta americana in mare.
Quindi abbiamo il generale Bibi a capo dell’operazione, l’entità Biden con gli occhi sempre più piccoli che garantisce di aver l’arsenale per le democrazie pronto, l’intero complesso mediatico occidentale alacremente all’opera per creare realtà parallela per genti che non sanno e capiscono nulla della intricatissima vicenda ed all’altra 1,9 miliardi di musulmani sempre più di traverso per l’ingiustizia delle ingiustizie.
I palestinesi sono il nuovo popolo senza terra un ovvio catalizzatore dell’indignazione musulmana. Cosa mai può andare storto?
Il problema Gaza-Hamas era la sabbia nella vasellina del nuovo Medio Oriente disegnato tra Washington e Tel Aviv, lo sapevano tutti e tutti fanno finta di niente ora che Bibi ha il pieno mandato a risolvere il problema una volta per tutte. Ha “diritto di vendetta” e la sua risposta è proporzionata come hanno garantito ieri i britannici che stanno al VAR della giustizia nelle Relazioni Internazionali.
Al momento siamo a 3 palestinesi per un israeliano, anche se si prende il conflitto intero, siamo a proporzioni da via Rasella.
Con ciò non voglio dire che tutto ciò sia “sbagliato”, non uso categorie morali. La sala VAR della giustizia morale è già troppo affollata, in più penso che queste cose impongano realismo poiché sono reali, concrete, pratiche.
Dico solo che pare strano che non si dica apertamente come stanno le cose, evidentemente si teme che le opinioni pubbliche occidentali, che invece sono ubriache di moralismi a corrente alternata, vacillino.
Ecco perché il “mago” come lo appellano in Israele da anni, dopo mesi di moti interni di piazza che gridavano al colpo di stato strisciante ed il più clamoroso fallimento di un capo sicuritario di un governo ultra-sicuritario di un paese che ha la sicurezza come sua ragione ontologica prima da settanta e passa anni sta lì con il pieno e silenzioso mandato a ridisegnare l’intera ed annosa questione israelo-palestinese.
Anzi, visto che il tipo è ambizioso, ridisegnare l’intero Medio oriente! Chi meglio di lui? Non aspettava altro.
Ora, finalmente, potrà passare alla storia e visto che per ragioni giudiziarie rischiava di finire in carcere, ecco che “dal carcere ad eroe della storia” lo fa decisamente molto, ma molto mago.
Articolo di Pierluigi Fagan, dalla redazione di
23 Ottobre 2023