DI TURI COMITO
Le astensioni e i voti contrari alla risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu (non del Consiglio di sicurezza) non dovrebbero trarre in inganno.
La risoluzione – per un tregua a Gaza – è una specie di dichiarazione di intenti. Non ha alcun valore. Neppure “politico” come qualcuno sostiene. Se per valore “politico” si intende il fatto che 145 paesi desiderino una tregua e altri no.
Politicamente il mondo è diviso in tre da decenni all’Onu, da quando cioè è finita l’Urss:
quelli che votano qualunque cosa gli suggeriscano gli Usa;
quelli che votano quello che gli suggeriscono gli Usa a seconda dei vantaggi che possono ricavarne;
quelli che votano contro quello che vogliono gli Usa per principio.
L’Italia patriottarda del governo Meloni è nella prima lista.
Come lo è stata l’Italia (senza Meloni) dagli anni 90 in poi.
La ragione è presto detta. L’Italia deve testimoniare, ogni volta che può, la sua totale adesione alla politica internazionale statunitense senza se e senza ma. Per una specie di riflesso condizionato. Siccome l’Italia per un quarantennio ha avuto una DC fedele alla Nato ma relativamente autonoma (vedi alle voci Mattei, Moro o Andreotti) e siccome l’Italia coltivava quell’equivoco chiamato PCI, che solo nel 1976 ammise che era meglio “l’ombrello” della Nato, c’è, nella classe politica che da trent’anni infesta questo paese, una specie di peccato mortale da mondare: quello di avere dato l’impressione di non essere sufficientemente granitica nel sostenere gli Usa. Specie dopo che la storia aveva proclamato vincitore indiscusso proprio quel paese.
Vale per Meloni, come è valso per D’alema e per chiunque altro.
E questo atteggiamento comporta una sola prospettiva: che l’Italia, mai più, dia l’impressione di essere perplessa rispetto alle volontà del padrone della Nato.
Tutto qua.
Stupirsi del voto di ieri dell’Italia (astensione) o addirittura condannare quell’atto (peraltro insignificante) significa non avere ancora messo a fuoco come siamo combinati.
Siamo, l’Italia e tutta l’Europa (compresa la Francia citata ad esempio di autonomia rispetto agli Usa in questa occasione) totalmente appiattiti su quel che decidono gli Usa. Per ragioni storiche e per ragioni contingenti. Quelle contingenti sono, ne ho scritto altre volte ma se mi ripeto va bene lo stesso, semplici.
Siamo davanti ad una trasformazione dell’ordine mondiale. Si stanno creando e rafforzando blocchi. L’Italia, e l’Europa, hanno scelto di essere parte di un blocco, quello a guida statunitense. Ovviamente.
L’idea che l’Italia, l’Europa, in questa temperie possano scegliere un ruolo di non-allineamento (per usare una espressione dei bei tempi della Guerra fredda) o anche solo di moderatissima attitudine all’arbitrato nei conflitti è una idea totalmente campata in aria. Fuori da ogni possibilità.
Il voto italiano di ieri all’Onu non significa niente. Non ha ripercussione alcuna in nessun ambito e fotografa solo una situazione già stranota e del tutto attesa.
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