DI LEONARDO CECCHI
Non si piegò mai. Non si piegò quando i tedeschi gli fecero a pezzi la tipografia dove stampava, scriveva e dirigeva da solo il giornale partigiano “Patrioti”, con il quale informava i civili sul reale andamento della guerra.
Non si piegò quando l’uomo più potente d’Italia, Berlusconi, pretendeva di farlo traslocare a Mediaset.
Enzo Biagi diceva infatti sempre di considerare l’informazione “un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto” e che quindi lui non avrebbe “mandato nelle vostre case acqua inquinata”. Era un uomo libero e corretto.
Questa correttezza, la pagò cara. La pagò quando come nella peggiore delle dittature sudamericane, venne bandito dalla Rai da una persona che ieri qualcuno voleva mettere al Quirinale.
Se ne andava oggi quell’uomo corretto, il 6 novembre. E al funerale fu suonata “Bella ciao” come lui voleva.
All’uomo, al giornalista, all’italiano Enzo Biagi anche quest’anno il ricordo di tutto un Paese che ne ha amato la penna e la voce.