DI CLAUDIO KHALED SER
Il summit tenutosi a Riad tra i Paesi arabi e islamici, ha di fatto consolidato il fronte anti sionista seppure in diverse tonalità.
Si va dal “intervenga l’Onu” auspicato dal Marocco, al “cancelliamo Israele” dell’ Iran.
In mezzo più o meno tutti gli altri che chiedono un immediato cessate il fuoco ed una tregua “umanitaria” (Qatar) e la ferma condanna dell’aggressione israeliana che miete migliaia di vittime innocenti (Giordania).
La stretta di mano tra Iran e Arabia Saudita, divisi da sempre su ogni questione Medio Orientale, é forse la sintesi più credibile di questo incontro che testimonia come l’unità si possa raggiungere nel “uniti contro” piuttosto che “uniti a favore”.
L’obiettivo é «Oggi tutti devono decidere da che parte stare», reclamato dal leader iraniano Raisi, che invita non solo il mondo arabo ed islamico a schierarsi, ma anche ai Paesi occidentali, ondivaghi su quanto sta succedendo in Palestina.
In pratica si richiede di passare dalle parole ai fatti, anche se, su quali devono essere i “fatti”, c’é molta differenza tra le posizioni emerse.
Altrettanto dure le parole del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. che senza mezzi termini ha di fatto dichiarato guerra “eterna” a Israele, anche se il Governo libanese su questo punto é rimasto silente.
Le reazioni del governo di Tel Aviv, non si sono fatte attendere :
“Se il Libano entrerà in guerra contro Israele, Beirut farà la stessa fine di Gaza”.
Ma anche i criminali israeliani sanno che l’allargamento del conflitto a nord, creerebbe molti problemi a sud, in particolare in Cisgiordania.
I coloni ebrei continuano nel frattempo una loro guerra personale (seppure supportata dall’esercito israeliano) contro gli abitanti Palestinesi.
Ieri, un corteo formato da soli bambini, armati di bandiere israeliane, ha attraversato i territori contesi.
Gli arabi, ovviamente, non hanno reagito alla provocazione, ma durante la notte, incursioni da entrambe le parti, hanno tenuto altissima la tensione.
A Gaza City continua l’assedio all’ospedale al-Shifa, il cui sottosuolo é ritenuto il centro operativo di Hamas.
Si cerca il leader delle Brigate Qassam, Yahya Sinwar ritenuto il capo del gruppo, responsabile in toto della linea dura del movimento palestinese.
Pur di stanarlo (ammesso e non concesso che si trovi li’) gli israeliani sparano a chiunque si muova nell’interno dell’ospedale.
Medici Senza Frontiere ha lanciato un nuovo drammatico appello affinché si salvino i pazienti ricoverati in terapia intensiva e i neonati nelle incubatrici.
Solo ieri 29 pazienti (14 uomini, 15 bambini) sono morti per la mancanza di cure, tra cui l’ossigeno dei respiratori e delle incubatrici.
Insensibile ad ogni richiamo internazionale, il boia di Tel Aviv promette che l’offensiva israeliana terminerà “solo quando Gaza non sarà completamente rasa al suolo e Hamas cancellato dalla Striscia”.
A questo punto bisognerà vedere come reagiranno i Paesi riuniti a Riad.
Lo permetteranno ?
O passeranno dalle parole ai fatti ?
Difficile in questo momento fare qualsiasi previsione sui futuri sviluppi, ma le nuvole nere della “tempesta perfetta” si addensano sempre di più sui cieli medio orientali.