DI ENNIO REMONDINO
Dalla redazione di REMOCONTRO –
«A Gaza situazione al limite del genocidio». A dirlo è lo studioso Ilan Pappé, uno dei più illustri intellettuali della Nuova storiografia israeliana, autore del libro premonitore «La prigione più grande del mondo», e ora l’intervista a La Stampa.
«In una tale situazione non puoi presentarti come un occupante liberale, un purificatore etnico progressista o un colonizzatore benigno, né assicurare a queste persone piena indipendenza e uno Stato o garantire loro eguale cittadinanza. Questa è occupazione e colonizzazione».
Coloni a prendere sempre di più
‘Colonialismo dei coloni’ è una definizione dello scomparso ma famoso studioso del colonialismo Patrick Wolfe. «Elemento base, le principali azioni dei coloni contro la popolazione autoctona costituiscono un ‘processo continuo’ -non smetteranno mai-, legate al desiderio costante di abitare il territorio colonizzato senza includere i nativi al suo interno. «Finché ciò non avverrà, il colonialismo dei coloni cercherà sempre nuovi modi per raggiungere tale obiettivo, a seconda dei mezzi e dei modi a loro disposizione», aveva affermato Wolfe.
La colpa imperdonabile di Netanyahu
Per gli analisti seri, il premier in carica da più di 15 anni anche se non consecutivi, è ‘un morto politico che cammina’ e il 75% degli israeliani lo considera responsabile della carneficina eseguita dal gruppo islamista. L’errore imperdonabile è di aver distratto per mesi il Paese con una contestata riforma della giustizia per i suoi processi per corruzione, spostando l’attenzione militare a sostegno dei coloni invasori in Cisgiordania.
Pappé: colonizzatori inglesi e sionismo
“A proposito di coloni israeliani e colonizzazione, Pappé, da storico, è partito dall’assenza di regolamenti di emergenza emessi dagli inglesi mandatari, da far rispettare dagli israeliani tanto nel 1948 quanto nel 1967. Non a caso”.
Peggio di Custer coi pellerossa
«Mentre i coloni vengono processati secondo la legge israeliana e in Tribunali israeliani, tutti i palestinesi sono sottoposti ai Tribunali militari; nelle aree B e C i militari sono i padroni assoluti e spesso si spingono fino alla zona A».
Occupazione in Cisgiordania
Sulla organizzata e progressiva espansione dell’occupazione in Cisgiordania, «L’influenza internazionale potrebbe essere, molto importante per mettere un freno a Israele, se le parole fossero accompagnate dai fatti», dice Ilan Pappé. «Ma oggi vediamo i coloni e l’esercito assieme, operare una pulizia etnica dalla Valle del Giordano e dal Sud del Monte Hebron a danno dei palestinesi, mentre la comunità internazionale è silente al riguardo: la sua unica iniziativa è stata minacciare Israele con delle sanzioni».
“Due Stati” resi impossibili
E sull’annoso fronte diplomatico, lo scrittore ritiene una sorta di ‘Truce inganno’, la formula superata dei due popoli per due Stati. «In Cisgiordania si sono stanziati 600.000 coloni ebrei e attorno a loro è stato costruito il consenso israeliano che essi non potranno mai venire spostati». Furto pianificato, «Israele controlla il 60% della Cisgiordania e non vi è spazio per un altro Stato».
«Dovremmo trovare un’altra soluzione che possa garantire la costituzione di uno Stato democratico», azzarda Ilan Pappé, sfiorando appena il tema democrazia che ormai riguarda sia la parte palestinese che quella ebraica.
Ancora Netanyahu
Netanyahu, sotto assedio anche per le trattative per la liberazione dei circa 240 ostaggi in mano ad Hamas, potrebbe uscire di scena al termine della prima fase dell’operazione di terra a Gaza. A decidere sulle sorti del premier potrebbe essere l’amministrazione Usa che fornisce bombe da sganciare su Gaza, ma che sta pagando un prezzo politico anche interno sempre più alto. «Per ciò che è accaduto ci sarà una resa dei conti nella società israeliana e la catena delle responsabilità arriva dritta alla scrivania del primo ministro», sussurra alla stampa amica l’amministrazione Usa.
Dramma sulla Striscia di Gaza
Bombe americane ad esplosione incrociata. Ma i morti veri, stiamo arrivando ai 12 mila, sono nella Striscia. «Una situazione al limite del genocidio. Non può avvenire diversamente, quando invii un esercito enorme in una delle aree più densamente popolate del pianeta. Hamas combatterà fino alla fine, molti soldati israeliani saranno uccisi, sarà molto difficile liberare gli ostaggi e il numero dei morti palestinesi aumenterà. A meno che non vi sia presto un cessate il fuoco, questo è ciò che accadrà».
“In conclusione, secondo Ilan Pappé, non ci saranno cambiamenti in Vicino Oriente ‘nel prossimo futuro’. «I Paesi arabi che si oppongono all’Iran continueranno a perseguire una sorta di processo di normalizzazione con Israele, malgrado l’opinione delle loro società civili». Speriamo di sbagli, ma temiamo abbia ragione”.
Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di
15 Novembre 2023