C’ERA UNA VOLTA GAZA, PRIMA DEL GENOCIDIO

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Essere bravi nel proprio mestiere è cosa ben diversa dal meritare stima e credibilità. Sto parlando di Marco Travaglio che nella puntata di “Accordi e Disaccordi” pretende di impartire una lezione ai 4000 docenti universitari che in un appello hanno definito la Striscia di Gaza come occupata da Israele.
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“Gaza non è più occupata dal 2005” dice Travaglio giocherellando in malafede sul termine, come se un territorio strangolato da un blocco terrestre, aereo e marittimo e mutilato nelle sue attività economiche e sociali potesse definirsi libero.
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Dal 2005 Gaza viveva nelle condizioni di un prigioniero dell’Anonima Sequestri, un luogo dove i carcerieri decidevano cosa è concesso e cosa no. Con il blocco a Gaza potevano entrare e uscire solo le merci che Israele decideva. Cibo, acqua, elettricità, medicine e carburante uscivano da un rubinetto che Israele apriva e chiudeva da 18 anni mantenendo i suoi prigionieri a livello di sussistenza minima. Nel mare di Gaza si poteva pescare solo fino a 3 miglia dalla costa, nel suo cielo non si poteva volare e sulla terra persino un semplice documento di identità doveva essere richiesto a Israele. Ora si può soltanto crepare o fuggire.
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Capisco il travaglio di Travaglio dilaniato tra l’odio d’ordinanza per l’anti-semitismo e la passione occidentale per l’anti-islamismo, ma l’onestà intellettuale è un’altra cosa.