DI FERDINANDO TRIPODI
Certo, non è il tempo delle polemiche: ora bisogna piangere le Donne morte, ne sono state 105, almeno fino a questo istante.
Dopo, quando anche Giulia verrà seppellita, non sarà più tempo di nulla se non dell’oblio.
Come sempre accade in questo paese che di tragedie si nutre.
Nemmeno cedere alla violenza istintiva che dà la rabbia, che tutto avvelena.
E così, si finisce per tacere.
E subire. Ancora.
I morti son morti, e i vivi rischiano di essere dimenticati, addomesticati.
Forse non è tempo di polemiche, ma è sicuramente il tempo della ribellione.
Non si può continuare a ricordarsi del minuto di silenzio solo una volta l’anno o quando la morte di una ragazza, di una Donna, scuote l’opinione pubblica.
Non serve, non basta, non aiuta.
Temo e tremo per il momento in cui leggerò o ascolterò domani e per i prossimi giorni:
“facciamo che queste vite umane non siano state perse per nulla” , per poi abbandonarsi al minuto di silenzio.
Allora io non parteciperò al silenzio.
Urlerò.
Domani, dopo domani, il 25 Novembre e tutti i giorni avvenire.
Ce ne sono state troppe Donne ammazzate in questi anni; la lezione ormai, dovrebbe essere nota anche ai più duri di comprendonio.
E allora quello che dovremmo cominciare a fare è sicuramente smetterla di ricordarci ogni tanto che il femminicidio è un cancro che corre e soprattutto dovremmo cominciare ad urlare NO ALLA VIOLENZA in ogni sua forma, nelle scuole, nei Comuni, nelle Case, ovunque.
Creando progetti, unendo le forze, e soprattutto facendo ognuno di noi la nostra parte per cambiare una cultura che ha perso il senso del rispetto per i sentimenti e ha lasciato il posto ad una violenza che galoppa e che oggi purtroppo è vittoriosa.
Contro la violenza serve tanto rumore.
Il silenzio uccide.