DI MARIO PIAZZA
A Gaza, un territorio più piccolo della più piccola provincia italiana, oltre cinquemila bambini sono stati brutalmente assassinati a sangue freddo negli ultimi 40 giorni. I numeri sono troppo aridi per rendere l’idea e allora immaginiamo che se quelle povere anime potessero fare un girotondo esso avrebbe un diametro di circa due chilometri, o che se organizzassero un torneo di calcio esso vedrebbe la partecipazione di 500 squadrette felici con centinaia di migliaia di parenti sulle gradinate a fare il tifo per i loro rampolli.
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Un simile orrore ci viene presentato ogni giorno alle ore dei pasti con il minimo sindacale del rammarico, corredato dalla voce suadente degli opinionisti che senza pudore provano a convincerci che i loro assassini sono le vere vittime e che quei bambini e le loro famiglie “se la sono cercata”.
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E io dovrei rallegrarmi per l’imminente liberazione di alcuni ostaggi e per qualche giorno di tregua? Scusatemi, chiamatemi pure con l’aggettivo che vi sembrerà più adatto ma io proprio non ci riesco. Davanti a un simile scempio non riuscirei a rallegrarmi neppure se la collera di dio o degli uomini si abbattesse sugli assassini offrendomi un unico breve momento di giustizia.
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