DI CLAUDIO KHALED SER
Poco prima delle sette, sono ripresi i bombardamenti israeliani sul nord ovest della Striscia di Gaza.
E anche il lancio di missili dalla Palestina verso Israele.
La tregua é finita, la guerra ricomincia.
I prigionieri israeliani detenuti dalle Brigate, resteranno rinchiusi nei tunnel, così come i prigionieri palestinesi nelle carceri d’Israele.
Difficile, anzi impossibile, una nuova tregua e la conseguente liberazione degli “ostaggi”.
Probabilmente, più della metà dei 140 israeliani, sono morti nei bombardamenti e i superstiti in mano a diverse fazioni armate poco propense a liberarli.
A questo punto l’obiettivo primario di Israele è quello di tagliare in due la Striscia, isolando il nord dal resto del territorio.
Una barriera compresa tra i villaggi di Al Mussadar e Wasi al Salqa che da Israele arrivi fino al mare.
La linea chiamata Wadi Gaza.
La Striscia Nord, compresa Gaza City, verrebbe ulteriormente distrutta per eliminare ogni possibile rafforzamento di Hamas.
La Striscia Sud, quella che fa riferimento a Khan Yunis e dove sono sfollati 1,5 milioni di Palestinesi, dovrebbe essere gestita da una non meglio precisata “coalizione internazionale” ma sempre sotto l’occhio vigile d’Israele.
Questo progetto, se realizzato, metterebbe la parola fine a quella stramba ipotesi dei “due stati” lungamente vagheggiata ma di fatto mai perseguita.
La Striscia Nord sarebbe un enorme campo di concentramento, ridotto già adesso ad un cumulo di macerie.
Chiuso nel frattempo il valico di Rafah e quindi il passaggio dei camion degli aiuti umanitari.
La situazione nei centri Unrwa é difficilissima da gestire, nonostante l’impegno di tutti gli Operatori Umanitari.
Se l’Egitto non interviene, riaprendo i valichi, la situazione potrebbe ulteriormente degenerare, mettendo in serio pericolo tutti coloro che cercano di dare conforto a migliaia e migliaia d’Esseri Umani, in balia della guerra.
Saranno decisive le prossime ore e l’intensità dei bombardamenti in atto per capire come si evolverà la situazione.
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